INTRECCI storia - Dante e la Donazione di Costantino

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Dante e la Donazione di Costantino

La polemica tra canonisti e civilisti

La Donazione di Costantino è un documento, redatto probabilmente nel periodo 750-850 a Roma o a Saint-Denis (non lontano da Parigi), che pretende di essere l’atto diplomatico con il quale l’imperatore Costantino avrebbe donato nel 314 a papa Silvestro I la giurisdizione civile su Roma, sull’Italia e sull’intero Occidente. Tale documento esprimeva inoltre la volontà che il vescovo di Roma avesse il principatum (cioè il primato) sui patriarchi orientali e, di fatto, su tutte le Chiese del mondo.
Canonisti e civilisti

Ai tempi di Dante nessuno riteneva falsa la Donazione, ma era viva una secolare polemica tra canonisti (i giuristi favorevoli al Papato) e civilisti (quelli tendenti a limitare il potere del pontefice a vantaggio delle magistrature laiche). Questi ultimi cercavano di indebolire il valore giuridico del documento con argomenti che avevano il loro sostegno nelle leggi romane, le quali indicavano nell’imperatore l’administrator (cioè un semplice “amministratore”, non il “proprietario”) dello Stato, quale vicario e procuratore del popolo romano. I civilisti sostenevano pertanto che la Donazione di Costantino non avesse valore giuridico, in quanto aveva provocato una diminuzione dell’Impero, violando le prescrizioni della legge imperiale. In altre parole, Costantino non avrebbe avuto il diritto di fare ciò che aveva fatto: donare quelle regioni al papa.

La posizione dantesca

Anche Dante nega ogni valore giuridico alla Donazione e utilizza gli argomenti dei civilisti, dimostrando che all’imperatore non è lecito recare danno all’Impero determinandone, con un suo atto, una diminuzione territoriale: Costantino, provocando una scissione nell’Impero, non avrebbe infatti ottemperato al proprio dovere, che era quello di tenere l’intero genere umano soggetto alla propria volontà.

D’altra parte – osserva Dante – se l’imperatore non aveva la facoltà di alienare una parte dell’Impero, la Chiesa non aveva la capacità di ricevere tale dono, come dimostra il Vangelo (Matteo, 10,9-10), dove Cristo fa esplicita proibizione ai suoi discepoli (che rappresentano il nucleo originario della Chiesa) di possedere beni materiali.

La dimostrazione della falsità del documento

Di fatto la presunta donazione non era mai avvenuta. Sarà l’umanista italiano Lorenzo Valla a dimostrare, nel Quattrocento, che il documento era stato scritto molto tempo dopo la morte di Costantino, avvenuta nel 337, e quindi che la Chiesa non aveva ricevuto in dono alcun territorio. Analizzando attentamente la Donazione di Costantino e applicando gli strumenti della filologia, Valla si accorge infatti che il latino utilizzato nel documento è molto più tardo di quello che si usava nel IV secolo, smascherando così i “falsari”.

Il magnifico viaggio - volume 1
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