Specchi incantati - volume A

Un pianeta fragile 85 90 95 100 105 110 115 120 12. i primati: le scimmie. Lontani come siamo dalle foreste e dalle savane delle origini, pochi di noi avvertono un legame con i nostri progenitori animali. Che gli z para amazzonici lo sentano ancora è degno di nota, anche perché la divaricazione fra gli umani e i primati12 avvenne su un altro continente. Ma negli ultimi tempi cominciamo forse a capire ciò che intendeva Ana Mar a. Anche se non siamo portati al cannibalismo, il futuro cui andiamo pigramente incontro porrà forse anche noi di fronte a qualche terribile scelta? Una generazione fa gli umani sono riusciti a scampare all annientamento nucleare; con un po di fortuna continueremo a schivare quello e altri terrori di massa. Spesso però temiamo di aver inavvertitamente avvelenato o surriscaldato il pianeta, e anche noi stessi, oltre un punto di non ritorno. Sappiamo di aver abusato dell acqua e del suolo, così che adesso resta ben poco di entrambi, e di aver calpestato migliaia di specie che probabilmente non riappariranno più. Il nostro mondo, ci avvertono alcune voci autorevoli, potrebbe un giorno degenerare in una sorta di appezzamento abbandonato, dove i ratti e i corvi si daranno a vicenda la caccia fra le erbacce. Se le cose stanno così, com è accaduto che, con la nostra tanto decantata intelligenza superiore, siamo diventati una specie talmente poco portata alla sopravvivenza? La verità è che non lo sappiamo. Ogni congettura è obnubilata13 dalla nostra ostinata riluttanza ad accettare che il peggio potrebbe davvero accadere. Forse siamo ostacolati dai nostri stessi istinti di sopravvivenza, affinati nel corso di milioni di anni per aiutarci a negare, trascurare o ignorare gli eventi catastrofici, nel timore di essere paralizzati dalla paura. Se questi istinti ci spingeranno ad aspettare finché sarà troppo tardi, saranno una maledizione. Se fortificheranno la nostra capacità di resistere nonostante i presagi sempre più funesti, saranno una benedizione. Più di una volta, speranze folli e ostinate hanno ispirato mosse creative capaci di strappare le persone alla rovina. Tentiamo allora un esperimento creativo: immaginiamo che il peggio sia accaduto. L estinzione degli umani è un fatto compiuto. Non a causa di una calamità naturale, della collisione con un asteroide o di una catastrofe capace di radere al suolo anche tutto il resto lasciando ciò che rimane in uno stato radicalmente alterato e impoverito. E neppure a causa di qualche cupo ecoscenario in cui ci spegniamo in una lenta agonia, trascinando nel frattempo con noi molte altre specie. Immaginiamo invece un mondo in cui tutti noi, e solo noi, scompariamo all improvviso. Domani. Forse è inverosimile, ma a titolo esemplificativo non impossibile. Ipotizziamo, ad esempio, che un virus colpisca Homo sapiens un virus naturale oppure prodotto da una diabolica nanotecnologia spazzandoci via ma lasciando intatto il resto. O che uno scienziato pazzo e misantropo prenda di mira quel 3,9 per cento di Dna che ci rende esseri umani e non scimpanzé, o metta a 13. obnubilata: offuscata. 515

Specchi incantati - volume A
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Narrativa