Specchi incantati - volume A

Vieni via con me 50 55 60 65 70 75 80 85 Kabul non è più, in nessun senso, una città, ma un enorme termitaio brulicante di misera umanità; un immenso cimitero impolverato. Tutto è polvere ed ho sempre di più l impressione che nella polvere che mi annerisce costantemente le mani, che mi riempie il naso, che mi entra nei polmoni, in questa polvere c è tutto quel che resta di tutte le ossa, di tutte le reggie, le case, i giardini, i fiori e gli alberi che hanno un tempo fatto di quella valle un paradiso. Settanta diversi tipi di uva, trentatré tipi di tulipani, sette grandi giardini folti di cedri erano il vanto di Kabul. Non c è assolutamente più nulla. E questo non per una maledizione divina, non per l eruzione di un vulcano, lo straripamento di un fiume o una qualche altra catastrofe naturale. Il paradiso è finito una volta e poi di nuovo e poi tante altre volte per una sola, unica causa: la guerra. La guerra degli invasori di secoli fa, la guerra del secolo scorso e dell inizio di questo secolo portata qui dagli inglesi8 che ora, poco delicatamente, son voluti tornare a capo della Forza di pace , la guerra degli ultimi vent anni, quella a cui tutti, in un modo o nell altro, magari solo vendendo armi a uno dei tanti contendenti, abbiamo partecipato; ed ora la guerra americana: una fredda guerra di macchine contro uomini. Forse è l età che mi ha fatto sviluppare una sorta di isterica sensibilità per la violenza, ma dovunque poso lo sguardo vedo buchi di pallottole, squarci di schegge, vampate nere di esplosioni ed ho l impressione di esserne trafitto, mutilato, bruciato. Forse ho perso, se l ho mai avuta, quella obbiettività dell osservatore non coinvolto, o forse è solo il ricordo di un verso che Gandhi9 recitava nella sua preghiera quotidiana, chiedendo di potersi «immaginare la sofferenza degli altri per poter capire il mondo, ma davvero non riesco ad essere distaccato come se questa storia non mi riguardasse. Dall alto della mia finestra vedo un uomo camminare lento e voltarsi continuamente a guardare una giovane donna che gli arranca dietro senza una gamba. Forse è sua figlia. Anch io ne ho una e solo ora, per la prima volta nella vita, penso che potrebbe saltare su una mina. Il freddo ora screpola la pelle e vedo gruppi di bambini-mendicanti che accendono dei falò con sacchetti e pezzi di plastica trovati nei cumuli di spazzatura. Ho un nipote di quell età e mi immagino lui a respirare quell aria puzzolenta e cancerogena10 pur di scaldarsi. Dopo giorni di ricerca sono finalmente riuscito a rintracciare l anziano signore per il quale avevo una lettera di presentazione: l ex curatore del Museo di Kabul. L ho trovato al bazar di Karte Ariana dove ora, per campare la famiglia,11 vende patate. Avrebbe potuto succedere a me; potrebbe ancora succedere a ognuno di noi: a causa di una guerra. Tiziano Terzani, Tutte le opere, a cura di . Loreti, vol. 2, Mondadori, Milano 2011 8. guerra... inglesi: gli inglesi tentarono più volte di estendere all Afghanistan l egemonia che a lungo mantennero nel subcontinente indiano; ma dovettero scontrarsi con le ambizioni espansionistiche verso sud degli zar russi. Il contrasto tra le due potenze è noto come Great Game. 9. Gandhi: Mahatma Gandhi (1869-1948) fu un politico, filosofo e leader spirituale indiano, punto di riferimento nella lotta non violenta contro il colonialismo britannico. 10. cancerogena: in grado di causare tumori. 11. per campare la famiglia: per dare di che vivere alla propria famiglia. 491

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Narrativa