Specchi incantati - volume A

I generi UNIT 8 La narrativa di viaggio SPECCHI di CARTA In un intervista, Bruce Chatwin rovescia così le nostre idee su che cosa significa viaggiare: «In Occidente vige l idea che il viaggiatore debba ingoiare il luogo che descrive, debba influenzarlo, cambiarlo a seconda del proprio gusto. Io ho voluto sopprimere la prima persona dal racconto per evitare la tirannia del viaggiatore. un po come accade nella letteratura orientale: il luogo sopraffà il viaggiatore . A chi legge In Patagonia e ha la fortuna di trovarsi in quelle lande remote succede proprio questo: invece di fare suo il libro, ne diventa prigioniero, scompare dentro i suoi spettacoli, viene risucchiato dalla forza di quelle terre. Nel suo sguardo si stendono deserti senza termine, fiumi d argento e le Ande, con la loro foresta di lame affilate, maestose e cattive. In questa terra che ci pare ancora primordiale e selvaggia sfumano i confini tra le cose. Il viaggiatore è subito rapito: immerso nella vastità, diventa l occhio con cui il paesaggio contempla se stesso. GUIDA ALLA LETTURA 486 Un richiamo primordiale L episodio racconta dell ingresso del protagonista alter ego dell autore in Patagonia, una regione dell America Latina che comprende parte dell Argentina e del Cile, e che termina con la leggendaria Terra del Fuoco, arcipelago situato all estremità meridionale del continente. La Patagonia famosa per i vasti altipiani, i picchi inaccessibili e le coste frastagliate conserva qualcosa di arcaico e primordiale, specie agli occhi degli occidentali, abituati a paesaggi e atmosfere molto diversi: non è strano che Chatwin, uomo irrequieto, nomade e anticonformista, ne fosse attratto e affascinato. La poesia del paesaggio Il brano si apre con una sequenza narrativo-descrittiva dedicata all arrivo dell uomo nella città di Bah a Blanca, al soggiorno in una stanza soffocante, a fianco di un gaucho ubriaco, al viaggio sull autobus che, diretto a sud, fende le distese della Patagonia. Nella rappresentazione emerge la componente cromatica (La sala del bar era verde, rr. 2-3; una stanza a due letti, calda, senz aria, con le pareti rosso-porpora, rr. 6-7), ma affiorano anche i toni evocativi della poesia. Il paesaggio visto dall autobus è tratteggiato attraverso una fitta rete di immagini liriche (guardavo assonnato i brandelli di nuvole d argento [...] il mare grigioverde di sterpaglia [...] e la polvere bianca [...], la terra e il cielo che si fondevano, mescolando e annullando i loro colori, rr. 1418). Più avanti, il narratore si arrampica su una postazione elevata, e da lì ammira il fiume scorrere lucente fra scogliere bianche come ossa, con strisce smeraldine di terra coltivata da ogni lato (rr. 61-63), dove la similitudine e, ancora, i colori sono adoperati nella suggestiva descrizione degli scorci naturali (sul bianco degli scogli risalta, per contrasto, il verde dei campi coltivati). Il fattore umano Il paesaggio, tuttavia, non è quasi mai composto di soli elementi naturali. Infatti, appena entrato in Patagonia, il narratore si imbatte negli esotici indios araucani. Muovendosi dalle singole scene verso una prospettiva via via più ampia, prima riporta l aneddoto della madre india che scende dall autobus, poi la descrizione corale del villaggio, anch essa ricca di vari dettagli (l uomo con il cappello di feltro, i bambini che giocano con l agnello, l osso gettato a un cane), e infine una digressione etnografica e storica sui caratteri degli araucani, nella quale trovano spazio riferimenti ad autori del passato, come il poeta-conquistador Alonso de Ercilla e il filosofo Voltaire. Del resto, nel mondo moderno, quando quasi ogni angolo del globo è stato esplorato, è impossibile addentrarsi in un paesaggio incontaminato. Anche la Patagonia possiede una tradizione culturale, e spostarsi per i suoi spazi remoti significa viaggiare su e giù per la Storia, ricordando gli uomini che hanno vissuto e immaginato la mitica regione. Ne è esempio la sequenza finale: la descrizione del deserto sembra tratta da un saggio geografico o da un enciclopedia (Il deserto della Patagonia non è un deserto di sabbia [...] emanano un odore amaro, rr. 67-69), ed è seguita da un aneddoto colto relativo al naturalista Charles Darwin, che fu molto impressionato da quei paesaggi durante un suo viaggio intorno al mondo.

Specchi incantati - volume A
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Narrativa