Specchi incantati - volume A

A quei tempi 145 «Fuoco! . Dalla trincea, partirono dei colpi. Il tronco si rovesciò e gli uomini caddero indietro. Avellini non era ferito e rispose con dei colpi di pistola. Tutti ci buttammo a terra, fra i cespugli, e ci riparammo dietro gli abeti. L assalto era nito. Io ho impiegato molto tempo a descriverlo, ma esso doveva essersi svolto in meno d un minuto. Emilio Lussu, Un anno sull Altipiano, Einaudi, Torino 2014 COME CONTINUA Dopo l attimo di tregua, dettata dalla vergogna per l assurdità del massacro, un uf ciale costringe i soldati austriaci a riprendere il fuoco. Altri uomini del battaglione di Lussu sono abbattuti e i pochi superstiti trovano riparo dietro i cespugli e gli abeti. L assalto è ormai concluso e i soldati attendono la notte per ritornare in trincea. Il bilancio è catastro co: il battaglione è distrutto e gli uomini, stremati, si trovano sull orlo della follia. Successivamente, la vita di trincea trascorre per qualche settimana senza ulteriori azioni: «un riposo lungo e dolce rispetto all incubo degli assalti. Ben presto, tuttavia, le manovre riprendono, e con esse la carne cina, il logoramento psicologico e la sequela di ordini avventati e incompetenti. SPECCHI di CARTA Non c era ancora la nostra Costituzione repubblicana ((entrata in vigore solo nel 1948) a stabilire nell articolo 11 che «l Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali . Come cittadini consapevoli, è necessario non perdere la memoria e sapere che cosa sia stata e che cosa abbia significato anche per noi italiani la guerra, al di là di ogni retorica idealizzante. Emilio Lussu ce la descrive rinunciando a ogni consolazione: due linee nemiche che si fronteggiano, fossati stretti e interminabili dove i soldati vivono per mesi, sepolti tra il metallo e il fango. La trincea è assai peggiore di una prigione, espone alle intemperie, al degrado del corpo e all usura della mente. Così, la guerra appare via via più oscena, non solo per la spaventosa carneficina, ma per la sequela di ordini assurdi e controproducenti, per l impreparazione e l inettitudine dei comandi. ANALISI ATTIVA Soldati al macello Dopo l insuccesso di due fallimentari strategie d attacco l uso del cannone e la rovinosa uscita dei guastatori corazzati, mandati al macello nel capitolo precedente il generale Leone ordina un assalto che ai soldati sembra fin da subito un inutile massacro. L autore rende la tensione che precede l azione con asciutta oggettività esprimendo l assurda inevitabilità dell impresa (l assalto doveva aver luogo egualmente, rr. 2-3) decisa da un ufficiale impassibile, non a caso equiparato a un inquisitore (r. 3): invece di guidare e sostenere i suoi uomini nelle difficoltà della battaglia, il generale li tratta come se fossero dei colpevoli, e si mostra pronto ad assistere con sadismo al loro supplizio. Lussu sottolinea lo smarrimento psicologico dei soldati (L assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva. Dove?, r. 31), i quali sanno bene di andare incontro alla morte per un assurdo capriccio, dal momento che l assalto è lanciato senza un vero obiettivo tattico. Appena essi escono dalla breccia nella trincea, iniziano così a essere abbattuti dai mitragliatori austriaci. 395

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Narrativa