Specchi incantati - volume A

Il mondo fra le righe rr. 5-20 Come ogni testo, anche questo può essere diviso in sequenze. Qui abbiamo una combinazione di elementi diversi, di natura narrativa e riflessiva. 15 es. 6-7-8 20 25 30 rr. 33-44 La sequenza registra le parole dei personaggi, accrescendo il dinamismo della vicenda narrata. 35 es. 7-8 40 45 la N, che però era quella di Napoleone, il generale vittorioso, non di Ninetto e tanto meno di napulì. Io credevo che fosse per la lettera del maglione che mi chiamavano in quel modo e allora lasciai correre, mica potevo ogni volta stare a spiegare che io a Napoli non c ero stato mai e sapevo solo la scheda di geografia.5 Uscivo dalle botteghe e nella loro lingua strana mi gridavano di chiudere bene la porta. A furia di chiedere capii che i barbieri avevano già tanti picciriddi6 che spazzavano per terra e passavano forbici, pennellesse7 e pomate, allora entrai in una decina di bar, ma niente. In una panetteria. In una pizzeria. In una libreria. In una camiceria! Un negozio mai visto, con camicie ovunque, ma niente pure lì. Finché il corso terminò. Davanti a me cominciava un altra strada larga e poi i giardini di Porta Venezia. Mi fermai con le mani a visiera sulla fronte a guardarmi in giro. Feci ballare gli occhi e vidi dall altra parte della strada nuovi negozi. Su uno c era scritto «Lavanderia del Corso . Andai a vedere. Dietro i vetri c erano quattro ragazze che stiravano e sbuffi di vapore gli facevano le guance rosse come pesche. Erano belle, ma più di tutte una, bionda e con le minne8 abbondanti! Un cartello sulla porta diceva «Cercasi galoppino .9 Di scatto mi pettinai con le mani ed entrai. Una di loro mi guardò senza interesse e chiamò la padrona. Quella gridò: «Chiedigli se può cominciare oggi! Chiedigli se ha la bicicletta! , finché la ragazza mi accompagnò nella stanza da dove arrivava quella voce sgraziata. Prima di farmi entrare mi disse nell orecchio: «Quando ti chiede se conosci le strade di Milano, rispondi sempre sì, altrimenti niente lavoro , e mi spinse dentro. Dietro a un tavolo c era una grassona con gli occhiali in punta di naso e le mani piene di ricevute, fatture e cartacce. «Mi devo fidare di te o sei come gli altri napulì? . «Neanche per sogno, signora mia . «Conosci le vie di questa zona? . «A menadito .10 «Sicuro che non sei come gli altri napulì? . «Signora, ve lo giuro , e mi baciai le dita a croce. «Per la bicicletta mi devi lasciare tre giorni di caparra.11 Lo stipendio è di 1800 lire12 alla settimana, ti pago il sabato . «Signora, io sono pronto, la paga mi va bene, ma purtroppo non so cos è questa caparra altrimenti ve la lasciavo . Borbottava e sbruffava13 la grassona ma ormai ce l avevo in pugno. Le raccomandazioni che mi faceva sull educazione da tenere coi signori a cui dovevo 5. la scheda di geografia: il materiale di geo grafia studiato a scuola. 6. picciriddi: bambini, in dialetto siciliano. 7. pennellesse: grossi pennelli piatti a sezio ne rettangolare, usati generalmente per im biancare o verniciare ampie superfici. 8. minne: seni, in dialetto siciliano. 9. galoppino: fattorino, persona che corre qua e là per svolgere commissioni per conto di altri. 10. A menadito: perfettamente. 11. lasciare tre giorni di caparra: versare in deposito, a scopo di garanzia, lo stipen dio di tre giorni, in cambio della possibilità di prendere in prestito la bicicletta. Se l oggetto prestato subisce dei danni o viene sottratto, il proprietario trattiene la caparra. 12. lire: moneta corrente in Italia prima del passaggio all euro, avvenuto nel 2002. 13. sbruffava: sbuffava. 361

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Narrativa