Specchi incantati - volume A

Il mondo fra le righe SPECCHI di CARTA Nel mondo contadino tradizionale la vita seguiva i ritmi della natura. Alla mattina ci si levava all alba, alla sera si andava a letto al calare delle tenebre. Le giornate erano occupate da un lavoro duro, spesso durissimo, dettato dall alternarsi delle stagioni: la mietitura in estate, la vendemmia in autunno, e così via. Nella società industriale moderna le cose cambiano. In fabbrica la catena di montaggio è attiva 24 ore su 24, e gli operai devono alternarsi per garantirne il funzionamento. Ad annunciare il giorno non è il canto del gallo ma la lacerante sirena del primo turno. Eserciti di lavoratori, nell Italia del do- poguerra, rispondevano al richiamo, come fanno Elide e Arturo in questo racconto. Il loro nemico è il tempo, che li separa costringendoli a vivere lontani l uno dall altra, nonostante siano sposati. Se oggi ci guardiamo intorno, vediamo un panorama ancora differente. Contadini e operai non sono più la maggioranza della popolazione. Ma in tanti mestieri restano i turni di notte, e resta la tirannia degli orari, che spesso trasforma le nostre giornate in una logorante corsa contro l orologio che ci sottrae all affetto dei nostri cari, alle passioni che vorremmo coltivare, alla vita che ci aspetta là fuori. GUIDA ALLA LETTURA La lotta contro il tempo Calvino racconta la giornata-tipo di una coppia di proletari, nell Italia degli anni Cinquanta. Elide e Arturo vedono la loro vita matrimoniale ridotta a brevi incontri, perché lei entra in fabbrica quando lui ne esce. una situazione avvilente. Ogni mattina va in scena il medesimo copione, spiegato nei dettagli: lui che svuota la borsa del lavoro, prepara il caffè, lei che appare intontita dal sonno e un po vergognosa: Quando due hanno dormito insieme è un altra cosa, ci si ritrova al mattino a riaffiorare entrambi dallo stesso sonno, si è pari (rr. 17-18). Se però lui riesce ad arrivare prima, allora le porta a letto il caffè, e lei esce dal sonno con una specie di dolcezza pigra (r. 21). I due si abbracciano e dai vestiti di Arturo la donna già capisce che tempo fa fuori. Stare qualche minuto vicini favorisce l affettuosità, almeno sino al momento in cui l orologio richiama all ordine ed Elide deve scappare fuori. L alienazione Il narratore non accompagna i protagonisti sul luogo di lavoro. Fornisce soltanto le impressioni di chi rimane solo a casa. Arturo segue il rumore dei tacchi di Elide giù per i gradini (r. 45), poi immagina le tappe successive: il cortile, il portone, il marciapiede, fino alla fermata del tram (r. 47) che gliela porta via. Allo stesso modo lei, rimasta sola, lo immagina pedalare nel buio, fra i radi lampioni della periferia. Delle ore spese in officina, delle loro esatte mansioni non sappiamo nulla. In questo modo il lettore ha quasi l impressione che si tratti di ore senza importanza, non vissute veramente. Il tempo del lavoro coincide con il tempo dell alienazione: un termine derivante dal latino alius ( altro ), allora in voga per designare la sottrazione dell uomo a se stesso, la sua riduzione a ingranaggio di una macchina, puro strumento di lucro. Una povertà dignitosa La fabbrica è un antagonista invisibile e impersonale. Lo si riconosce dalla stanchezza dei due protagonisti, oltre che dalla polvere e l unto (r. 33) che lascia sui vestiti di Arturo. Il lettore non abbandona mai le poche stanze nelle quali vivono i due sposi. Si tratta di un appartamento piccolo, freddo, del quale vediamo la cucina, il bagno e la camera da letto. Elide e Arturo non possiedono ancora i beni che tanti italiani sognavano negli anni del boom, come l automobile. La loro è una povertà dignitosa, ben rappresentata dai tanti oggetti umili che si alternano nel racconto: il portavivande, il termos, la caffettiera, il sapone, la spazzola, le mollette, la borsa della spesa, la seggiola di paglia (r. 86) e infine la bicicletta che Arturo si carica in spalla per scendere le scale. Lo stile corrisponde a quest ambiente spoglio. Calvino adotta una prosa colloquiale, concedendosi forme gergali (grane sul lavoro, r. 29; Spegneva la cicca, r. 51) e costruzioni improprie (Lui invece era l ora in cui era riposato, r. 87), per far risaltare una condizione sociale diffusa. L insistenza sul tempo imperfetto sottolinea la monotona ripetizione di gesti usuali. 339

Specchi incantati - volume A
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Narrativa