Specchi incantati - volume A

I generi UNIT 5 La narrativa sociale 120 rr. 124-135 125 Nell atteggiamento della sorella e della madre si definisce ulteriormente il loro rapporto con il protagonista. es. 7 130 135 140 145 150 ta, come Ranocchio spaventato lo scongiurava piangendo di dire la verità, e di scolparsi, ei ripeteva: «A che giova? Sono malpelo! , e nessuno avrebbe potuto dire se quel curvare il capo e le spalle sempre fosse effetto di fiero orgoglio o di disperata rassegnazione, e non si sapeva nemmeno se la sua fosse salvatichezza o timidità.34 Il certo era che nemmeno sua madre aveva avuta mai una carezza da lui, e quindi non gliene faceva mai. Il sabato sera, appena arrivava a casa con quel suo visaccio imbrattato di lentiggini e di rena rossa, e quei cenci che gli piangevano addosso35 da ogni parte, la sorella afferrava il manico della scopa, scoprendolo sull uscio in quell arnese,36 ché avrebbe fatto scappare il suo damo37 se vedeva con qual gente gli toccava imparentarsi; la madre era sempre da questa o da quella vicina, e quindi egli andava a rannicchiarsi sul suo saccone38 come un cane malato. Per questo, la domenica, in cui tutti gli altri ragazzi del vicinato si mettevano la camicia pulita per andare a messa o per ruzzare39 nel cortile, ei sembrava non avesse altro spasso che di andar randagio per le vie degli orti, a dar la caccia alle lucertole e alle altre povere bestie che non gli avevano fatto nulla, oppure a sforacchiare le siepi dei fichidindia.40 Per altro le beffe e le sassate degli altri fanciulli non gli piacevano. La vedova di mastro Misciu era disperata di aver per figlio quel malarnese,41 come dicevano tutti, ed egli era ridotto veramente come quei cani, che a furia di buscarsi dei calci e delle sassate da questo e da quello, finiscono col mettersi la coda fra le gambe e scappare alla prima anima viva che vedono, e diventano affamati, spelati e selvatici come lupi. Almeno sottoterra, nella cava della rena, brutto, cencioso e lercio com era, non lo beffavano più, e sembrava fatto apposta per quel mestiere persin nel colore dei capelli, e in quegli occhiacci di gatto che ammiccavano42 se vedevano il sole. Così ci sono degli asini che lavorano nelle cave per anni ed anni senza uscirne mai più, ed in quei sotterranei, dove il pozzo d ingresso è a picco,43 ci si calan colle funi, e ci restano finché vivono. Sono asini vecchi, è vero, comprati dodici o tredici lire, quando stanno per portarli alla Plaja,44 a strangolarli; ma pel lavoro che hanno da fare laggiù sono ancora buoni; e Malpelo, certo, non valeva di più; se veniva fuori dalla cava il sabato sera, era perché aveva anche le mani per aiutarsi colla fune,45 e doveva andare a portare a sua madre la paga della settimana. [Durante lo scavo viene ritrovata una scarpa di mastro Misciu e Malpelo, per paura di imbattersi nel suo cadavere, va a lavorare in un altra zona della galleria. In effetti, poco dopo il corpo viene ritrovato: al ragazzo vengono consegnati i pantaloni, le scarpe e gli attrezzi del padre, che conserva gelosamente.] 34. salvatichezza o timidità: scontrosità o timidezza. 35. gli piangevano addosso: gli cascavano addosso. 36. in quell arnese: in quelle condizioni. 37. il suo damo: il suo fidanzato. 326 38. saccone: sacco di paglia che fungeva da materasso. 39. ruzzare: far chiasso. 40. fichidindia: pianta spinosa tipica della Sicilia. 41. malarnese: disgraziato. 42. ammiccavano: si strizzavano. 43. il pozzo... picco: l ingresso è in verticale. 44. Plaja: località costiera vicina al porto di Catania. 45. le mani per aiutarsi colla fune: a diffe renza dei vecchi asini.

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Narrativa