Specchi incantati - volume A

Il mondo fra le righe ANALISI ATTIVA Nelle viscere di Parigi «Parigi è un vero oceano , osserva Balzac qualche pagina dopo il brano appena letto. «Gettatevi la sonda, non ne conoscerete mai la profondità . Resteranno sempre degli angoli misteriosi, che si offrono alla curiosità dell esploratore desideroso di conoscere. La pensione Vauquer, sita nel quartiere più orribile e sconosciuto (rr. 5354) della città, è uno di questi. Il narratore vuole scendere a fondo, sempre più a fondo negli abissi della metropoli: il paragone con il viaggiatore che si cala nelle catacombe (r. 58) coglie perfettamente i suoi intenti. Sotto la superficie della città, così come sotto la corteccia di normalità di ogni per sonaggio, ci sono infiniti sentieri da illuminare. La sua ricognizione procede dal grande al piccolo, con un progressivo restringimento dello zoom. Dentro Parigi individua un isolato, non lontano dal Quartiere Latino; in esso mette a fuoco la rue NeuveSainteGeneviève, pesante e cupa cornice di bronzo (r. 55) del racconto. Nella via, poi, egli si concentra su una casa, sita nel tratto più triste. la pensione della signora Vauquer: ora è pronto a entrarvi, e noi insieme a lui. 1. Dove e quando è ambientato il racconto? c Esterno, onnisciente, palese. 2. Come si può definire il narratore? d Esterno, con focalizzazione esterna. a Esterno, onnisciente, nascosto. e Interno, testimone. b Interno, protagonista. f Esterno, con focalizzazione interna. Una squallida pensione... Balzac procede con ordine meticoloso nella descrizione degli interni della pensione, in sistendo sugli aspetti più deprimenti. Il salotto situato a pianterreno è male ammobiliato, zeppo di oggetti di cattivo gusto e ridicole tappezzerie; vi aleggia perpetuamente un cattivo odore indefinibile, che potrebbe esser chiamato odor di pensione (rr. 8081), sul quale la descrizione insiste con particolare veemenza: Odore di rinchiuso, di muffa, di rancido; mette freddo, è umido al naso, penetra negli abiti; ha il tanfo di una sala dove si è mangiato; puzza di servitù, di dispensa, di ospizio (rr. 8183). La sala da pranzo, sulla quale si sposta lo sguardo in seconda battuta, è ancora più sgra devole, perché oltre alla vecchia paccottiglia, impolverata e sporca la credenza appic cicosa, le caraffe rovinate, le salviette, sporche e macchiate di vino, di ciascun pensionante (rr. 9495) recano traccia dei modesti pasti che vi si consumano. Per qualificare la mobilia an dante Balzac arriva ad allineare ben nove aggettivi, tutti negativi (vecchia, screpolata, tarlata, tremolante, logora, monca, orba, invalida, spirante, rr. 105106). Infine, al lettore che volesse ostinarsi a trovare qualcosa di pittoresco in questo quadro, precisa che là regna la miseria senza poesia; una miseria economa, concentrata, consunta (rr. 109110). Tanta profusione di particolari è camuffata con un astuto espediente retorico, sostenendo che i lettori frettolosi non perdonerebbero (r. 108) una descrizione troppo puntuale. Ma in realtà Balzac insiste su ogni dettaglio perché ogni dettaglio ha una storia, che rispec chia o allude a comportamenti e persino all aspetto delle figure che dimorano nella pensione, a cominciare dalla proprietaria. 3. Il brano è caratterizzato dalla ricchissima e dettagliata descrizione degli ambienti; ecco un elenco degli oggetti contenuti nella sala da pranzo, tra i quali tuttavia vi è un intruso. Qual è? a Barometro. b Credenze. c Stufa. d Lampade a olio. e Caraffe. f Sedia a dondolo. g Pendola di madreperla. 4. Chi alloggia, solitamente, alla pensione Vauquer? 319

Specchi incantati - volume A
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Narrativa