Specchi incantati - volume A

I generi UNIT 3 Il giallo e l horror 175 180 185 190 195 200 205 210 come ho già detto, possedeva in alto grado quell umanità di sentimenti che una volta erano una mia peculiare caratteristica nonché la fonte dei miei più semplici e più puri piaceri. Ma la predilezione del gatto nei miei confronti sembrava crescere con la mia avversione. Seguiva ogni mio passo con una tenacia che è difficile far comprendere al lettore. Quando sedevo, si accucciava sotto la mia sedia o saltava sulle mie ginocchia coprendomi di odiose moine.14 Se mi alzavo, mi si metteva tra i piedi a rischio di farmi cadere o piantava i suoi lunghi aguzzi artigli nelle mie vesti per arrampicarmisi sul petto. Mi veniva allora voglia di distruggerlo con un colpo, ma mi tratteneva dal farlo il ricordo del mio precedente delitto e ancor di più lasciatemelo confessare il cieco terrore che mi ispirava la bestia. Non era esattamente un terrore fisico, anche se ho difficoltà a definirlo diversamente. Quasi mi vergogno a confessare sì anche in questa cella di delinquenti, quasi mi vergogno a confessare che il terrore e l orrore che l animale mi ispirava è stato alimentato da una specie di chimera tra le più difficili da concepire. Mia moglie aveva richiamato la mia attenzione, più di una volta, sulla conformazione della macchia bianca, della quale vi ho parlato, e che costituiva la sola visibile differenza tra questa strana bestia e quella che avevo distrutto. Il lettore ricorderà che questa macchia era sì grande, ma aveva originariamente contorni indefiniti. Ora a grado a grado, quasi impercettibilmente, anche se la mia ragione si sforzava di respingere la cosa come assolutamente fantastica, la macchia aveva finito per assumere una forma ben precisa e distinta. Essa era la precisa rappresentazione di un oggetto che rabbrividisco solo a nominare e per questo, soprattutto, avevo ripugnanza e paura del mostro, del quale avrei voluto liberarmi se ne avessi avuto il coraggio era adesso, dico, l immagine di una cosa orribile, spaventosa, la FORCA15 oh! la lugubre, terribile macchina dell Orrore e dei Crimini, dell Agonia e della Morte! E ora io ero veramente misero al di là della peggiore miseria dell Umanità. Una bestia bruta quella della quale avevo sprezzantemente distrutto il compagno una bestia bruta causava in me a me, uomo creato a immagine e somiglianza d Iddio un così insopportabile dolore! Ahimè! Né di giorno, né di notte ebbi più il conforto del riposo! Durante il giorno la creatura non mi lasciava solo un istante, e durante la notte, ad ogni ora, mi destavo da sogni di inesprimibile orrore, per trovarmi il fiato caldo della cosa sul volto ed il suo enorme peso come di un fantasma notturno incarnato che non ero in grado di scrollare via eternamente incombente nel cuore. Sotto la pressione di tali tormenti, quel poco di buono che c era ancora in me scomparve del tutto. Pensieri malvagi, i più neri e i più malvagi dei pensieri, divennero i miei soli padroni. La rudezza16 abituale del mio carattere divenne odio per tutte le cose, per tutta l umanità, così che degli improvvisi, frequenti 14. moine: smancerie. 15. la FORCA: il patibolo dell impiccagione, 204 formato da due pali verticali e un palo orizzontale al quale è assicurata la corda che viene stretta al collo della vittima. 16. rudezza: scontrosità.

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Narrativa