Specchi incantati - volume A

Brividi e misteri SPECCHI di CARTA difficile sottrarsi al fascino di un racconto come questo. Un fascino che va al di là dell indagine condotta da Poirot, e coinvolge gli ambienti in cui si sviluppa. Del resto i detective sono innanzitutto degli esploratori della società. Il lavoro li porta a contatto con le situazioni e i personaggi più diversi. Insieme a loro scopriamo luoghi e mentalità che altrimenti non potremmo mai conoscere. In questo caso Agatha Christie ci apre le porte dell alta società londinese dei ruggenti anni Venti. Il seducente effetto di esotico, già percepibile al tempo in cui Doppio indizio uscì, è moltiplicato per noi dalla distanza temporale che ci separa dalla storia. In compagnia dell elegante Poirot entriamo nella casa di un ricchissimo collezionista, veniamo a sapere dei suoi ricevimenti e dei suoi intrallazzi. Poi bussiamo alla porta di un miliardario sudafricano, infine penetriamo nelle stanze di un esclusivo albergo internazionale per restituire a una contessa russa il suo portasigarette. Con molta discrezione: polizia e giornali non devono sapere nulla. Noi lettori, invece, vogliamo sapere tutto. GUIDA ALLA LETTURA Un indagine ben ritmata Doppio indizio si configura come un tipico giallo della stanza chiusa : un giallo, cioè, che ruota intorno a un reato compiuto in un luogo circoscritto, al quale ha avuto accesso un numero limitato di personaggi. Sono infatti soltanto quattro i sospettati d aver sottratto i gioielli al signor Hardman: la contessa russa; la grande dame inglese, il miliardario sudafricano e il signor Bernard Parker (rr. 66-68), gli unici a essere entrati per conto proprio nella stanza della cassaforte. Il racconto è scandito dai dialoghi, o meglio dagli interrogatori condotti da Poirot, intervallati da tre momenti di confronto con il capitano Arthur Hastings, amico fidato dell investigatore e narratore della storia. La prima occasione di confronto tra Poirot e Hastings avviene a margine del colloquio iniziale con Hardman; la seconda riguarda la grammatica russa consultata dall investigatore; la terza chiude la storia, offrendo i necessari chiarimenti ai lettori: colpevole del furto è la contessa Vera Rossakoff. A inchiodarla è il portasigarette ritrovato nella cassaforte, che reca le sue iniziali, B.P.: come spiega Poirot, infatti, nell alfabeto russo la B è una V e la P è una R (r. 315). Le doti di monsieur Poirot Hercule Poirot, un tempo ispettore di polizia nel natio Belgio (come tradiscono le numerose espressioni in francese), è un investigatore privato già in là con gli anni, piccoletto, grassoccio, dalla testa a uovo. Tiene molto al suo aspetto e in particolare ai baffi, che arriccia e cura con impegno. Questo identikit lascia comprendere come l azione non sia il suo forte: Poirot detesta l uso delle armi. Nelle indagini sfrutta i tratti salienti della sua personalità: la calma e la perspicacia, che alimentano le sue straordinarie capacità deduttive. Spesso, però, la logica non basta, come dimostra il caso dei gioielli di Hardman. I due indizi rinvenuti nei pressi della cassaforte, ovvero il guanto e il portasigarette siglato B.P., conducono dritti alla persona sbagliata, ovvero al signor Bernard Parker. I sospetti nei suoi confronti sono accresciuti dal contegno ambiguo del proprietario della casa, in difficoltà nel chiarire i suoi rapporti con lui, e dall antipatia del narratore, che lo dipinge come un giovanotto debosciato. Per fortuna l intuito e l esperienza conducono Poirot a ulteriori riflessioni: il responsabile del furto non è lui. Il giorno seguente è così in grado di comunicare al signor Hardman il nome esatto del colpevole, scritto su un biglietto, in modo da non spegnere la curiosità dei lettori. 187

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Narrativa