8 LA SITUAZIONE SUL FRONTE ITALIANO: LA “ROTTA DI CAPORETTO”

SEZIONE A | L ESORDIO DEL NOVECENTO: GUERRE E RIVOLUZIONI 8 La bandiera italiana fatta a brandelli sventola sulla cima del Monte Santo nel Carso, dopo l undicesima battaglia dell Isonzo. LA SITUAZIONE SUL FRONTE ITALIANO: LA ROTTA DI CAPORETTO L ESERCITO IN CRISI Per gli Imperi centrali, dunque, il fronte orientale era ormai libero dalla minaccia russa e ciò determinava la disponibilità di uomini e risorse militari da spostare contro la Francia e l Italia. L esercito italiano aveva conseguito alcuni successi con l undicesima battaglia dell Isonzo conquistando l altopiano della Bainsizza e del Carso. Nel complesso però si contarono gravi perdite che generarono insofferenza e frustrazione tra i militari, al punto che, come in molti eserciti coinvolti nel conflitto, cominciò a diffondersi a ritmo crescente il fenomeno della diserzione. I comandi militari attuarono contro questi atti una rigida disciplina di guerra, ma il caso italiano si distinse per una particolare forma di spietatezza. Il generale Cadorna giunse a colpire gli atti di insubordinazione con la più detestabile misura punitiva, la decimazione, cioè l uccisione di un soldato estratto a sorte ogni dieci (> A ). Anche il fronte interno, che risentiva delle peggiorate condizioni di vita, cominciò a destare preoccupazione nel governo: con l inflazione sempre meno controllabile e la scarsità di alimenti, il 22 agosto 1917 a Torino si verificarono agitazioni che si trasformarono in sommosse popolari. Operai delle fabbriche e donne che avevano al fronte un marito o un figlio o un fratello si unirono nella lotta. Solo con una brutale repressione l esercito riuscì a soffocare i rivoltosi che per quattro giorni fecero barricate nelle strade. Ma la repressione non poté cancellare il senso di stanchezza e di scoramento tra la popolazione civile. APPROFONDIAMO LUOGHI ED EVENTI LA DECIMAZIONE Autolesionismo, diserzione, ammutinamento sono termini che indicano, sia pure con significati specifici, il rifiuto dei soldati di continuare a combattere. L autolesionismo consisteva nel provocarsi da soli ferite, in modo che le autorità militari dessero al soldato la possibilità di rientrare dal fronte per un certo periodo o addirittura di non farvi più ritorno. La diserzione era invece un vero e proprio abbandono del reparto di appartenenza e poteva avvenire anche consegnandosi come prigioniero al nemico. Gli atti che le autorità vedevano con maggiore criticità erano invece le forme di ribellione attraverso l ammutinamento, cioè quando i soldati in gruppo rifiutavano di obbedire a un ordine del superiore. Ciò era ritenuto grave perché comprometteva il ruolo stesso delle gerarchie militari. soprattutto in quest ultimo caso che poteva scattare la punizione della decimazione, che consisteva nella fucilazione di un certo numero di soldati fra chi 70 aveva provocato lo sconvolgimento. Scelti a sorte uno su dieci, erano uccisi da un plotone costituito dagli stessi commilitoni. I sopravvissuti tra i ribelli venivano condotti nelle zone di guerra più pericolose. Un caso rimasto famoso per la sua gravità avvenne nel luglio 1917 in seguito all ammutinamento della Brigata Catanzaro. I soldati della brigata erano stati al fronte per lungo tempo e, ormai distrutti dalla stanchezza, erano stati ricondotti nelle retrovie. Già da qualche tempo c era tra i soldati un diffuso malcontento per il cibo scarso, per la mancanza di turni di licenza e per il fatto di dover essere mandati al massacro. Ma un ordine di ricomparire nuovamente in prima linea, senza aver potuto ancora recuperare le energie, ne provocò la rivolta che causò la morte di alcuni ufficiali. Dopo aver arrestato e giudicato i colpevoli, gli alti comandi ordinarono di procedere comunque alla decimazione, affinché tutti avessero chiara l inammissibilità di ogni forma di ribellione.

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi