Dai fatti alla Storia - volume 3

L Italia della rinascita repubblicana | CAPITOLO 16 IL TERRORISMO ROSSO Dopo i fatti di piazza Fontana, i movimenti di estrema sinistra si organizzarono per fronteggiare questa ondata del terrorismo nero. Dalla contestazione del 1968 presero forma alcune organizzazioni di sinistra radicalizzate che potremmo suddividere in due grandi aree: i movimenti che, pur lottando come formazioni estremiste, volevano dare vita a una nuova cultura politica e si davano strumenti (giornali, assemblee, incontri universitari) con cui raggiungere questo obiettivo. Essi, comunque, non si sottrassero allo scontro violento quando lo ritennero necessario. Fra i più noti ci furono Lotta continua, Potere operaio e il Manifesto, che furono definiti extraparlamentari ; l altro spazio fu occupato da gruppi relativamente esigui ma ben determinati a scegliere la strada della rivoluzione armata, prendendo come modello sia le lotte partigiane antifasciste sia le guerriglie dei paesi del Terzo mondo. Fra questi gruppi, organizzati in nuclei clandestini, ci furono Prima linea, i Nuclei armati proletari e, il più rilevante, le Brigate rosse. Una manifestazione di giovani della sinistra extraparlamentare a Trento, 1969. Le Brigate rosse (Br) seguirono la linea di colpire lo Stato attraverso il sequestro, il ferimento o l uccisione di personalità delle istituzioni, della cultura, dell industria, del sindacato, del giornalismo ritenute complici del sistema capitalistico. Il loro punto di riferimento fu il mondo delle fabbriche, dove tentarono di trovare consensi e di reclutare operai per la lotta armata. Solo in pochi casi trovarono adesioni; ben più efficace fu il contrasto a questa linea realizzato dai sindacati e dal Pci tra gli operai. IL COMPROMESSO STORICO La crisi economica, i rivolgimenti sociali e gli eventi terroristici di quegli anni, uniti alle tensioni internazionali, tra cui il drammatico colpo di Stato in Cile (> C20.5), aprirono le porte alla formazione di nuovi equilibri politici in Italia. Aldo Moro, presidente della Dc, ed Enrico Berlinguer (1922-84), segretario del Pci, iniziarono a progettare una possibile collaborazione tra i due maggiori partiti del paese, anche per affrontare meglio le difficoltà emergenti, unendo le due rispettive culture di gran lunga predominanti fra la popolazione: questo tentativo è stato chiamato compromesso storico. Alle elezioni del 1976 la Dc vinse con il 38% dei voti, mentre il Pci ottenne il 34%. In quell anno nacque il primo governo di unità nazionale: sotto la guida del presidente del Consiglio Giulio Andreotti (1919-2013) il governo fu varato con l astensione dei comunisti (governo della non sfiducia ). Gli avversari di questa proposta politica criticarono aspramente questo accordo, coniando il termine spregiativo di consociativismo , denunciando la spartizione di posizioni di potere tra Dc e Pci, anche a costo di venir meno ai propri ideali. QUANDO 16 marzo 1978 Rapimento di Aldo Moro IL RAPIMENTO DI MORO In questo clima di collaborazione fra Dc e Pci accadde un evento drammatico: il 16 marzo 1978 a Roma, mentre stava recandosi in parlamento per votare la fiducia a un nuovo governo Andreotti, il presidente della Dc Aldo Moro fu rapito dalle Brigate rosse. I cinque uomini della sua scorta furono uccisi. Le Br tennero per 54 giorni prigioniero Moro, chiedendo la scarcerazione di alcuni brigatisti in cambio della liberazione del leader della Dc. 487

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi