Dai fatti alla Storia - volume 3

SEZIONE C | LA RINASCITA DEL SECONDO DOPOGUERRA QUANDO 1967 Prime contestazioni del movimento studentesco Mezzi della polizia in fiamme durante gli scontri della cosiddetta battaglia di Valle Giulia . QUANDO 1968 Scontri fra polizia e studenti a Valle Giulia 482 Nell autunno del 1967 si ebbero i primi segni della contestazione attraverso le azioni del movimento studentesco. Questo movimento era stato preceduto da forme di contestazione già negli Stati Uniti e in Francia e suscitato dall impegno per la pace in Vietnam e dalle lotte di Mao e Che Guevara. Assurti a miti della rivoluzione, i libri e i testi dei protagonisti della rivoluzione in Cina e a Cuba furono considerati punti di riferimento ideale per ogni tipo di lotta orientata a combattere le differenze di classe e le potenze imperialiste, ricorrendo anche all insurrezione violenta. LA LEZIONE DI DON MILANI In Italia un importante terreno di conflitto fu quello dell istruzione, proprio mentre la scuola e l università si stavano trasformando in fenomeni di massa. La condizione di chi studiava poteva definitivamente modificarsi e in meglio; persistevano però condizioni di autoritarismo e si adoperavano metodi di studio ritenuti tradizionalisti e inadatti ai tempi. A levare per primo la voce sulle contraddizioni del sistema di istruzione italiana era stato nel 1967 un libretto intitolato Lettera a una professoressa (> F ), curato da don Lorenzo Milani (1923-67). In questo libro, scritto in collaborazione con i suoi allievi, don Milani sottolineava il carattere ancora classista della scuola dell obbligo. Nonostante l istituzione della scuola media unica nel 1962, egli denunciava che a proseguire gli studi erano solo i figli di papà , mentre i ragazzi delle campagne o con situazioni socio-ambientali difficili venivano sistematicamente fermati poiché la scuola richiedeva conoscenze già confezionate per le classi sociali più elevate. IL MOVIMENTO STUDENTESCO Ispirandosi anche alle idee espresse da don Milani, gli studenti universitari, ormai cresciuti numericamente, attaccarono le forme di sapere che il mondo accademico proponeva loro e criticarono il modo stesso di fare lezione, pretendendo un insegnamento aggiornato nei metodi e programmi di studio più vicini alle questioni del mondo contemporaneo e della realtà presente. Criticarono perciò i cosiddetti baroni , i docenti ancora legati a sistemi gerarchici di selezione e alla trasmissione rigida di una cultura ritenuta arretrata. Partecipazione, collettivismo, marxismo, furono alcune delle parole d ordine del movimento studentesco che, per la sua organizzazione, adoperò le cosiddette forme di democrazia diretta, ovvero le assemblee, in cui tutti potevano esprimere opinioni e, quindi, decidere collettivamente come agire. Spesso, per esprimere il loro disagio, scelsero di manifestare in forme anche violente, come accadde nel febbraio 1968 a Valle Giulia, a Roma, la prima di innumerevoli azioni di protesta finite in scontri con la polizia. Essa rappresentò una sorta di modello per le successive azioni del movimento per varie ragioni: le decisioni erano prese da un assemblea generale, autonoma e svincolata da ogni possibile influenza dei partiti; esisteva un servizio d ordine per evitare infiltrazioni di estranei; si era disposti a lottare fino in fondo, pagando possibili costi anche in termini di incolumità fisica, per raggiungere gli obiettivi.

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi