Dai fatti alla Storia - volume 3

SEZIONE B | TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE Manifesto di propaganda della Rsi contro i partigiani, definiti banditi e ribelli , mentre vengono schiacciati dal pugno di ferro dei repubblichini e dei tedeschi. 348 Imperatore sul Gran Sasso, operata da un reparto aereo di paracadutisti tedeschi. Mussolini pochi giorni dopo ricostituì un nuovo Stato fascista, sotto la protezione di Hitler: la Repubblica sociale italiana (Rsi), che si insediò presso la zona del lago di Garda, a Salò. Il Duce con questo tentativo intendeva ritornare al fascismo delle origini, dopo aver epurato i cosiddetti traditori che il 25 luglio avevano votato contro di lui. Cinque gerarchi furono passati per le armi, tra cui l ex ministro degli Esteri, e genero di Mussolini, Galeazzo Ciano. Il governo della Rsi (definito spregiativamente dagli antifascisti repubblichino ) trovò adesioni solo parziali nella popolazione, fra la quale stava maturando il risentimento verso coloro che sostenevano i nazisti. Anche la chiamata alle armi, con cui Mussolini tentò di reclutare un suo esercito, ebbe risposte molto tiepide o addirittura contrarie. In pochi vi aderirono, per lo più giovani o fascisti convinti, come i componenti della Decima Mas (X Mas), reparto della marina specializzato in assalti. Anche il tentativo di reclutare i 700 000 internati militari italiani, prigionieri nei lager tedeschi, non trovò i soldati disposti ad arruolarsi nell esercito di Mussolini se non in misura minima. La Rsi restò un fenomeno velleitario, sottoposto alla stretta sorveglianza tedesca e subordinato alla politica di Hitler. Da questa evidenza nacque e si rafforzò il movimento della Resistenza nel Nord Italia, che riuscì ad attrarre strati della popolazione sempre più larghi per contrastare adeguatamente il nazifascismo. IL RITORNO DELLE FORZE POLITICHE La caduta del fascismo, l armistizio, l invasione nazista e la fuga del re determinarono in Italia un quadro politico drammatico, in cui più nessuno ebbe punti di riferimento saldi. Il sistema istituzionale barcollò pericolosamente tra paure, speranze di rinnovamento, desiderio di porre fine alla guerra, ma soprattutto tra enormi incertezze. In questo contesto si formò lo spirito della Resistenza italiana, che assunse sfaccettature diverse. Nei quarantacinque giorni compresi tra il 25 luglio (data dell arresto di Mussolini) e l 8 settembre (quando venne diramata la notizia della firma dell armistizio) si andarono ricostituendo i movimenti e i partiti politici che erano stati soppressi con l avvento del fascismo. I più importanti erano la Democrazia cristiana, erede del Partito popolare cattolico di don Luigi Sturzo; il Partito comunista, forte della sua attività clandestina; il Partito socialista di unità proletaria, anch esso ricco di personalità esiliate o al confino per il loro impegno; il Partito liberale, legato alla figura di Benedetto Croce; il Partito d Azione, formazione repubblicana e democratica, ispirata alle lotte e agli ideali del gruppo di Giustizia e Libertà (> C8.7). Ognuno di essi era portatore di un progetto politico: si andava dai sostenitori di un regime monarchico ai fautori della repubblica, fino a coloro che vedevano nella lotta resistenziale l occasione per un rivolgimento sociale. Ma su un principio ci fu l adesione unanime: costituire un governo di unità nazionale antifascista e porre fine alla guerra.

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi