Dai fatti alla Storia - volume 3

Il regime fascista in Italia | CAPITOLO 8 del governo, attraverso un linguaggio altamente demagogico. Gli storici hanno giustamente chiamato fabbrica del consenso questa gigantesca macchina propagandistica messa in atto dal regime. Copertina di un libro di testo delle scuole elementari. QUANDO 1923 Riforma Gentile 1939 Carta della scuola Approfondisci Il Manifesto degli intellettuali antifascisti RICAPITOLANDO 1 In che modo il regime cercò di ottenere il consenso delle masse? 2 Qual era il modello di donna voluta dal fascismo? 3 Quale fu il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa durante il regime fascista? 4 In che modo fu attuata la riforma scolastica durante il fascismo e con quale scopo? LA SCUOLA E LA CULTURA Il programma totalitario fascista guardava con interesse anche alla scuola, cui fu dedicata una particolare attenzione. Nel 1923 il filosofo e ministro dell Istruzione Giovanni Gentile varò la riforma, con cui diede alla scuola italiana (e all università) un impianto destinato a durare ben oltre la caduta del fascismo. La riforma si ispirava alle convinzioni della filosofia idealistica secondo cui la cultura scientifica e quella umanistica andavano separate a tutto vantaggio di quest ultima. Il primato attribuito alla cultura umanistica traspariva dal ruolo assegnato al liceo classico, cioè all indirizzo di studi che doveva formare la classe dirigente del paese e l unico dal quale si potesse accedere agli studi universitari. Le discipline tecniche, considerate di minor valore nella formazione giovanile, erano destinate alle classi sociali meno abbienti. Il fascismo fece sentire il suo peso sulla scuola attraverso scelte di forte impronta ideologica: prima fra tutte, la selezione di un corpo docente fedele alle idee fasciste; quindi, l adozione di un unico libro di testo per la scuola elementare (1929) e l uso di manuali, per gli altri ordini di scuola, strettamente rispondenti ai princìpi del regime. D altra parte era stato lo stesso Gentile nel 1925 a elaborare il Manifesto degli intellettuali fascisti, nel quale annunciava l intento del fascismo di occupare gli spazi culturali attraverso l inquadramento di tutto il mondo intellettuale, dai maestri ai professori universitari. Successivamente Giuseppe Bottai, ministro dell Educazione nazionale dal 1936, introdusse nel 1939 la Carta della scuola con cui si accentuò il carattere ideologico dell educazione. L UNIVERSIT E IL GIURAMENTO DI FEDELT AL FASCISMO La risposta a Gentile venne dal filosofo Benedetto Croce (> A , pag. 247), che stilò il Manifesto degli intellettuali antifascisti, in cui deprecava la violenza come metodo di lotta ed evidenziava la scarsa consistenza ideologica del fascismo. Tuttavia, seguendo la sua logica totalitaria, il regime continuò a tenere sotto controllo gli intellettuali e volle che gli ambienti universitari fossero diffusori convinti della cultura fascista (Croce, grazie al suo prestigio, fruì di una relativa tolleranza). Nel 1931 i professori universitari furono obbligati a giurare fedeltà al regime, dopo che tale obbligo era stato imposto a tutte le amministrazioni dello Stato. Solo in 12 si rifiutarono; tra gli altri ci fu chi decise di prestare giuramento pur essendo antifascista, in modo tale da poter condurre la propria attività educativa, diffondendo principi che erano in contrasto con quelli del regime. Tra gli esponenti della cultura italiana dell epoca vanno ricordati i nomi di autorevoli intellettuali, dallo scrittore Luigi Pirandello all inventore Guglielmo Marconi, dal compositore Pietro Mascagni all architetto Marcello Piacentini, che espressero la loro adesione al fascismo e vennero ricompensati dal regime con riconoscimenti pubblici e attestazioni personali, attraverso il conferimento di incarichi prestigiosi. 239

Dai fatti alla Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi