Dai fatti alla Storia - volume 3

SEZIONE B | TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE LE SOLUZIONI DI FRONTE ALLA CRISI ECONOMICA Quando la crisi economica, seguita al crollo di Wall Street del 1929 (> C7.2), cominciò a manifestarsi in Europa, anche l Italia ne fu investita pesantemente. Il paese si trovò ad affrontare la crisi avendo ancora da risolvere difetti strutturali e contraddizioni che emergevano dalle recenti scelte fatte dal regime (riduzione delle esportazioni, abbassamento dei livelli salariali, contrazione dei consumi). In questo contesto di stagnazione, il peggioramento della situazione internazionale acuì il malessere dei cittadini. Nel 1932-33 il numero dei disoccupati raggiunse la ragguardevole cifra di 1300 000 unità. Il regime decise di reagire con una serie di misure in cui lo Stato assunse un ruolo ancora più preponderante nella direzione della vita economica. Gli interventi adottati in quegli anni si possono raggruppare in quattro linee direttrici: il sostegno ai settori industriali ritenuti strategici e alle imprese in difficoltà; il coordinamento del sistema bancario attraverso un unico centro creditizio; la politica autarchica; gli investimenti nei lavori pubblici. QUANDO 1931 Fondazione dell Imi 1933 Fondazione dell Iri Manifesto dell Ilva, azienda sottoposta alla partecipazione dell Iri in epoca fascista. Banca mista Tipologia ancora oggi più diffusa di banche, in cui si conciliano attività di prestito a medio e lungo termine e attività di sportello. 234 LO STATO IMPRENDITORE E BANCHIERE Le industrie erano da tempo abituate, in caso di difficoltà, a chiedere l intervento statale per ottenerne il salvataggio: lo Stato interveniva facendosi carico delle perdite attraverso la loro socializzazione. Nel 1931 il governo decise di creare l Istituto mobiliare italiano (Imi), finalizzato all erogazione di prestiti alle attività industriali, esclusivamente a medio e lungo termine (mentre alle singole banche restò il prestito a breve). Si affidò quindi a un istituto di credito pubblico il compito di coordinare e gestire il finanziamento, sostituendo le banche nell onere di sostenere le imprese in difficoltà. Con questa innovazione lo Stato diventò il più importante agente di intermediazione finanziaria del paese, meritandosi la denominazione di Stato-banchiere. A questa operazione fece seguito la nascita di un altra istituzione voluta dal regime: nel gennaio 1933 fu fondato l Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), un ente pubblico destinato ad acquisire la partecipazione azionaria delle imprese in crisi e ad avere un ampio potere di intervento nei più diversi settori produttivi e strategici del paese: dall industria siderurgica con l Ansaldo, la Terni e l Ilva, all industria automobilistica con l Alfa Romeo, fino a partecipazioni nei settori delle fibre, dei locomotori, della cantieristica, dell elettricità. A questo si aggiunse l acquisizione della proprietà delle banche miste. Dalla crisi era nato un nuovo modello di gestione economica, di stampo dirigista, in cui le più importanti industrie erano a partecipazione statale e le banche erano sottoposte a controllo pubblico. Un fenomeno inusuale nel panorama europeo e mondiale dell epoca, che caratterizzò il caso italiano non per la volontà di statalizzare la libera attività imprenditoriale, ma per il proposito di offrire un sostegno pubblico al settore privato. I LAVORI PUBBLICI I grandi gruppi industriali uscirono rafforzati grazie al paracadute offerto dal dirigismo economico: attraverso le commesse statali riuscirono ad affrontare la crisi in condizioni assistite e a ottenere anche margini di crescita, sia pur moderata. Il rovescio della medaglia fu invece l aumento del

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Dal Novecento a oggi