2 LA POLITICA ECONOMICA: DAL CORPORATIVISMO ALLO STATO

Il regime fascista in Italia | CAPITOLO 8 2 Manifesto di propaganda in cui lo Stato corporativista voluto dal fascismo viene rappresentato come una macchina, il cui buon funzionamento dipende dall armonia di tutte le parti (lavoratori e imprenditori). QUANDO 1927 Carta del lavoro QUANDO 19 gennaio 1939 Istituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni LA POLITICA ECONOMICA: DAL CORPORATIVISMO ALLO STATO IMPRENDITORE LO STATO CORPORATIVO La volontà di costruire un nuovo sistema e una nuova Italia anche sul piano economico apparve con chiarezza attraverso il progetto fascista di creare uno Stato corporativo. Il corporativismo significò, per il fascismo, la possibilità di raccordare gli imprenditori e i lavoratori (il regime preferiva denominarli tutti insieme i produttori) per gestire direttamente la vita economica attraverso corporazioni, richiamando nel nome le organizzazioni professionali di epoca medievale, che includevano sia i padroni delle botteghe sia i loro sottoposti. Questa prospettiva partiva dall idea nazionalista e antisocialista di cancellare la lotta di classe, essendo ritenuta una rovina per le sorti della nazione, e dalla convinzione che gli interessi di ogni parte dovessero comporsi nell interesse generale. Perciò datori di lavoro e stipendiati (o salariati) erano obbligati a collaborare concordemente per un superiore fine, quello del bene nazionale. La Carta del lavoro nel 1927 diede sistemazione teorica, ma senza alcuna indicazione concreta, a questo ordinamento corporativo. In realtà la presunta unità tra le classi di produttori si tradusse in un vantaggio sostanziale per gli imprenditori, che poterono controllare più efficacemente i lavoratori. Nel 1934 si costituì il ministero delle Corporazioni, sotto la guida diretta di Mussolini. In questo nuovo dicastero gli interessi dei datori di lavoro e quelli dei lavoratori furono disciplinati secondo il principio della società organica, per cui tutte le classi sociali dovevano collaborare ai fini del supremo interesse nazionale. L idea, così cara a Mussolini, di dar vita a uno Stato corporativo trovò un ulteriore e definitiva spinta nella legge del 19 gennaio 1939 che istituì la Camera dei fasci e delle corporazioni. Con queste riforme si crearono numerosi enti pubblici, da cui derivarono una burocratizzazione dei processi decisionali e molte opportunità di carriera per i quadri di partito e per i ceti medi in cerca di ascesa sociale. L INTERVENTO DELLO STATO IN ECONOMIA La politica economica del fascismo dei primi anni fu contrassegnata da un indirizzo liberista che, sotto la guida del ministro delle Finanze Alberto De Stefani, avvantaggiò i settori privati, come accadde con la privatizzazione del settore assicurativo, precedentemente pubblico. Nello stesso tempo si incentivò la riconversione industriale. Ne derivò un significativo incremento della produzione, accompagnato però da un crescente disavanzo delle uscite verso l estero rispetto alle entrate e dalla ripresa dell inflazione. Quest insieme di fattori determinò un ripensamento dell indirizzo seguito fino a quel momento. Mussolini nel 1925 sostituì De Stefani con Giuseppe Volpi al ministero delle Finanze, avviando una drastica modifica della linea economica mediante un più marcato intervento dello Stato. 231

Dai fatti alla Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi