6 LE TEORIE DI KEYNES E IL RUOLO DELLO STATO

L America dagli anni ruggenti alla Grande crisi | CAPITOLO 7 Roosevelt durante un colloquio al caminetto , 1938. RICAPITOLANDO 1 Per quale motivo Roosevelt ebbe la necessità di promulgare un secondo New Deal ? 2 Quali strategie comunicative attuò Roosevelt per ottenere il consenso dei cittadini? NUOVE STRATEGIE COMUNICATIVE Il successo elettorale di Roosevelt fu anche legato alla sua capacità di aver adottato nuove strategie comunicative per ottenere consenso intorno al suo progetto. Introdusse un modo del tutto inusuale nei rapporti fra cittadini e potere, parlando alla nazione attraverso i famosi colloqui al caminetto : trasmissioni radiofoniche con cui Roosevelt, abile comunicatore, entrava nelle case degli americani e spiegava i provvedimenti, le ragioni, gli scopi di quanto stava realizzando, quasi a coinvolgere e motivare il paese intero. Fu una formula completamente opposta a quelle dirigiste e autoritarie dei regimi europei, che, utilizzando gli stessi strumenti, si rivolgevano alle masse come a soggetti passivi da manipolare. 6 Teoria economica classica La scuola economica classica, partendo dalla convinzione dell esistenza di un ordine economico voluto dalla natura, ritiene che ogni individuo tende a realizzare il proprio interesse; la realizzazione dei singoli interessi delle persone promuoverebbe quindi l interesse della società. Inoltre, presupponendo un ordine economico naturale, è necessario che lo Stato si astenga dall intervenire nelle vicende economiche, secondo il principio del laissez-faire. QUANDO 1936 Pubblicazione della Teoria generale dell occupazione, dell interesse e della moneta di Keynes LE TEORIE DI KEYNES E IL RUOLO DELLO STATO .= . cc.cJ ]c cJ C Y cJ Il principio secondo cui il mercato era in grado di autoregolarsi e non necessitava di interventi esterni per correggere eventuali storture o turbolenze era sempre stato la regola aurea del liberismo. La devastante crisi del 1929 dimostrò l inconsistenza di quel principio, per l evidente incapacità del sistema economico di adottare autonomamente strategie che rimettessero in equilibrio il sistema stesso e farlo tornare alla stabilità. Da questo dato di fatto prese le mosse la politica di intervento dello Stato nella gestione e direzione degli affari economici voluta dal presidente americano Roosevelt. Ora lo Stato doveva farsi carico di scelte, oneri e impegni del tutto nuovi rispetto alle enunciazioni della teoria economica classica. Negli anni Trenta l accrescimento delle funzioni statali nell ambito economico diventò una vera e propria strategia. Servì a regolare un meccanismo diventato ingovernabile se lasciato in mano agli operatori più aggressivi. Da qui la necessità per lo Stato di attuare misure di controllo per favorire uno sviluppo più regolato della società e prevenire quegli squilibri che avrebbero messo a rischio la convivenza sociale. Ma oltre a queste funzioni di controllo, lo Stato poteva assumere anche un ruolo attivo di promotore dell iniziativa economica, agendo attraverso la leva della spesa pubblica, con lo scopo di riportare l iniziativa privata nell ambito dell interesse collettivo. LA TEORIA KEYNESIANA Lo sforzo intellettuale indirizzato a rivedere la teoria economica classica ebbe come protagonista lo studioso inglese John Maynard Keynes, la cui sistemazione teorica più importante è stata definita nella Teoria generale dell occupazione, dell interesse e della moneta, scritta nel 1936. Egli riteneva che il mercato non solo non avesse la capacità di autoregolarsi, ma producesse anche una crescente disoccupazione. Da qui l idea che lo Stato dovesse assumere il controllo dei meccanismi della domanda, facendola crescere attraverso il ricorso alla spesa pubblica. Questa sarebbe stata orientata alla realizzazione di lavori pubblici, per fornire servizi utili (ospedali, vie di comunicazione, scuole ecc.) e garantire sicurezza sul piano sociale (sussidi ai poveri, pensioni per la vecchiaia, assistenza sanitaria). 215

Dai fatti alla Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi