R. De Felice, Il fascismo e i ceti medi

| Il dopoguerra in Italia e l avvento del fascismo > TESTO 2 | Renzo De Felice IL FASCISMO E I CETI MEDI Renzo De Felice (1929-96), autore di un imponente biografia di Mussolini, svolge una ricognizione delle interpretazioni che gli storici hanno dato del rapporto e del sostegno che i ceti medi offrirono al movimento fascista sin dalle origini. La Grande guerra, la crisi economica e politica del dopoguerra, oltre ad altri fattori socio-culturali, hanno contribuito a far convergere la piccola borghesia e i ceti medi verso il fascismo. I l rapporto fascismo-piccola borghesia e, più in genere, fascismo-ceti medi è uno dei nodi essenziali del problema storico del fascismo, certamente per il momento dell affermazione del fascismo stesso, ma, anche, per quello successivo. Non a caso a esso è stato riservato ampio spazio [...]. Riassumendo al massimo, l analisi di coloro che hanno posto l accento su questo rapporto può essere così sintetizzata: 1. dopo la Prima guerra mondiale in vari paesi europei, sia vincitori sia vinti, i ceti medi entrarono in un periodo di grave e in alcuni casi (come l Italia e la Germania) di gravissima crisi; le cause di questa crisi erano in parte anteriori alla guerra, connesse cioè all ormai avviato processo di trasformazione e di incipiente massificazione della società; in parte derivavano direttamente dalla guerra e dall accelerazione del processo di trasformazione sociale in genere e della mobilità sociale (verticale soprattutto) in particolare provocata dalla guerra; [...] 2. sul piano economico-sociale, questa crisi dei ceti medi si manifestò in forme e misure parzialmente diverse a seconda che si trattasse dei ceti medi tradizionali (agricoltori, commercianti, professionisti, piccoli imprenditori) che disponevano di una certa autonomia personale [...], o di quelli di promozione più recente (impiegati, addetti al commercio, intellettuali salariati) che, invece, erano pressoché privi di autonomia personale e, in genere, erano assai scarsamente integrati; senza entrare in troppi particolari, si può dire però che tutti i ceti medi si trovavano a dover affrontare una società in rapida trasformazione e caratterizzata dall affermazione crescente del proletariato e della grande borghesia; [...] 3. sul piano psicologico-politico, questa crisi dei ceti medi si manifestava in uno stato di frustrazione sociale che si traduceva assai spesso in una profonda irrequietezza, in un confuso desiderio di rivincita e in una sorda contestazione (che spesso assumeva toni eversivi e rivoluzionari) della società della quale essi si sentivano le maggiori se non le uniche vittime [...]; gli errori dei partiti operai e la paura del bolscevismo fecero però imboccare a gran parte dei ceti medi la strada del fascismo, da essi inteso come un movimento rivoluzionario proprio, volto ad affermarli socialmente e politicamente sia contro il proletariato sia contro la grande borghesia; 4. in questo senso, per alcuni autori, il fascismo sarebbe stato il tentativo di dare politicamente vita a una terza forza che si opponesse sia alla democrazia parlamentare dei paesi capitalistici sia al comunismo, e che aveva il suo motore principale nei ceti medi in funzione di una loro affermazione in quanto autonoma realtà sociale; [...] l offensiva antiproletaria si spiegherebbe col fatto che sul momento [nell immediato dopoguerra] i ceti medi si sarebbero sentiti socialmente e politicamente più minacciati dal proletariato che dalla grande borghesia. Le interpretazioni del fascismo, Laterza, Roma-Bari 1989 COMPRENDERE E INTERPRETARE a Individua quali atteggiamenti produsse la frustrazione sociale dei ceti medi, indicata qui come un importante spinta all azione politica. b Quali fattori determinarono la crisi dei ceti medi? 181

Dai fatti alla Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi