Dai fatti alla Storia - volume 3

SEZIONE A | L ESORDIO DEL NOVECENTO: GUERRE E RIVOLUZIONI Fotografia di una riunione del Gran Consiglio del fascismo, 1927. La sede di quest organo era Palazzo Venezia, nell omonima piazza di Roma. IL RAPPORTO TRA FASCISTI E POPOLARI Il Partito popolare, durante il congresso di Torino del 1923, aveva manifestato le proprie critiche ai comportamenti violenti messi in atto dal fascismo. Mussolini reagì spingendo alle dimissioni i ministri del Partito popolare presenti nel governo. Nello stesso tempo per Mussolini risultò più facile allacciare un rapporto diretto con le gerarchie ecclesiastiche, dopo che le forze più tradizionaliste della Chiesa, che riconoscevano al fascismo il merito di aver fermato l avanzata del socialismo ateo, avevano eletto nel 1922 il nuovo papa, Pio XI (1922-39). Forte di questi requisiti, Mussolini si guadagnò ulteriori simpatie nella Curia con diversi provvedimenti: l introduzione del crocifisso nelle aule e l insegnamento obbligatorio della religione cattolica nelle scuole (1923); l abolizione delle tasse sui seminari; il salvataggio del Banco di Roma, strettamente legato agli interessi finanziari del mondo cattolico. Questa politica costrinse don Luigi Sturzo, fondatore del Ppi, ad abbandonare la segreteria del partito e nel 1924 a lasciare l Italia. Ma il tentativo di liquidare le opposizioni non si fermò ai popolari; un ondata repressiva si abbatté contro i comunisti e i socialisti, costretti a subire persecuzioni e arresti. QUANDO Luglio 1923 Legge Acerbo LA LEGGE ELETTORALE Con il campo sempre più sgombro di avversari, Mussolini proseguì nella costruzione della sua dittatura e nel luglio del 1923 fece approvare una nuova legge elettorale maggioritaria, la legge Acerbo, dal nome del suo promotore, che stabiliva l assegnazione di 2/3 dei seggi della Camera alla lista vincitrice delle elezioni, qualora avesse ottenuto almeno il 25% dei voti. Si trattò di una manovra volta a dare al fascismo la maggioranza assoluta in parlamento. Alle elezioni che si tennero nell aprile del 1924 i fascisti si presentarono in un listone nazionale in cui erano accolti anche liberali di destra e cattolici conservatori. Il clima in cui si svolsero le consultazioni fu tra i peggiori che la storia nazionale ricordi: gli squadristi misero in movimento tutta la loro forza di intimidazione con devastazioni delle sedi dei partiti avversari e aggressioni ai candidati stessi durante la campagna elettorale; a ciò si aggiunsero brogli nei seggi elettorali. In questo contesto di violenza e illegalità, il risultato delle elezioni attribuì al listone il 65% dei voti. La vittoria consegnò ai fascisti ben 374 seggi su 533, la maggioranza assoluta. L ACCUSA DI MATTEOTTI AL FASCISMO E L OMICIDIO Alla riapertura del parlamento, il 30 maggio 1924, i dissensi riguardanti il modo con cui si erano svolte le elezioni si manifestarono apertamente e il deputato socialista Giacomo Matteotti si fece portavoce dell indignazione delle opposizioni. 176

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Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi