4 I PARTITI DI MASSA: SOCIALISTI, COMUNISTI, POPOLARI

Il dopoguerra in Italia e l avvento del fascismo | CAPITOLO 6 Anche il Partito socialista appariva incapace di sostenere una lotta apertamente indirizzata alla rivoluzione. Gli industriali, presi dal panico, invocarono l intervento dello Stato a difesa delle fabbriche, anche facendo ricorso all esercito. A questo punto intervenne la mediazione del governo nella persona dell anziano presidente Giovanni Giolitti, che si rifiutò di usare la forza e tentò la strada del compromesso. Giolitti fece pressioni sui sindacati e sul padronato affinché raggiungessero un accordo che concedeva un adeguato aumento salariale agli operai, promettendo a questi una prossima partecipazione al controllo della produzione, che però non fu mai avviata. RICAPITOLANDO 1 Quali manifestazioni di protesta furono messe in atto durante il biennio rosso? 2 Quali posizioni assunsero gli esponenti politici della sinistra durante il biennio rosso? LA PAURA DEL COMUNISMO Restò, invece, la paura suscitata da quegli eventi nei gruppi imprenditoriali e nella borghesia moderata italiana in genere: il timore di una dittatura del proletariato e dell avvento del comunismo si era insinuata negli ambienti della vita politica ed economica del paese. Industriali da un lato e proprietari terrieri dall altro non condivisero la linea politica adottata da Giolitti: gli aumenti salariali agli operai e le concessioni ai contadini apparvero ai loro occhi come un cedimento dello Stato. A quel punto le forze imprenditoriali cominciarono a svincolarsi da Giolitti e si orientarono verso forze politiche radicalmente antisocialiste. Individuarono nel nascente movimento fascista la forza in grado di mettere fine al pericolo rosso e se ne fecero sostenitori. 4 I PARTITI DI MASSA: SOCIALISTI, COMUNISTI, POPOLARI IL PARTITO SOCIALISTA Nato nel 1892, il Partito socialista italiano aveva ormai acquisito una significativa esperienza politica, radicandosi sul territorio, in particolare negli ambienti urbani e nelle fabbriche. Sosteneva gli interessi della classe operaia, ma riusciva a rappresentare anche le esigenze del movimento contadino. Tuttavia, la sua azione fu paralizzata nel dopoguerra da profonde divisioni interne, che si catalizzarono attorno a due principali correnti: Giacinto Menotti Serrati (al centro) impose la linea massimalista al congresso del 1919. i riformisti pensavano che la via per raggiungere il socialismo dovesse passare attraverso l approvazione di riforme in un sistema democratico ed erano rappresentati da Filippo Turati e Claudio Treves; i massimalisti, così chiamati perché volevano l attuazione del programma massimo (cioè la rivoluzione socialista), seguivano le idee del sindacalismo rivoluzionario o il modello bolscevico e si opponevano a qualsiasi forma di collaborazione con le forze politiche borghesi . Il congresso del partito che si tenne nel 1919, alla vigilia delle elezioni, vide prevalere la corrente massimalista, sotto la guida di Giacinto Menotti Serrati, poiché si riteneva imminente in Italia una rivoluzione proletaria, per la realizzazione di una società senza proprietà privata e senza classi. L azione del partito si bloccò non solo per i contrasti interni fra questi due gruppi, ma anche perché la corrente di maggioranza riteneva che la rivoluzione fosse un evento inevitabile e che quindi non fosse necessario attivarsi per guidare le masse operaie. Questa concezione paralizzò l attività politica del partito. 161

Dai fatti alla Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi