Dai fatti alla Storia - volume 3

SEZIONE A | L ESORDIO DEL NOVECENTO: GUERRE E RIVOLUZIONI Vignetta anticomunista del 1919: una gamba, raffigurante la classe operaia, scende una scala in cui ogni gradino identifica le tappe delle rivendicazioni. La scala, anziché salire, nella visione del vignettista si inabissa verso il caos e l ignoto. LE RICADUTE SULL EUROPA I paesi europei pagarono le maggiori conseguenze delle vicende belliche manifestando i sintomi di crisi più di altri, al punto che ogni aspetto della vita pubblica e di relazione ne rimase coinvolto: dalle strutture dello Stato alle burocrazie; dagli apparati produttivi alle relazioni economiche, fino ai rapporti sociali. Il mondo non era più quello di pochi anni prima: nuovi e straordinari problemi si presentavano a un umanità particolarmente provata. Abituate alla violenza durante i cinque anni del conflitto, le persone facevano fatica a reintegrarsi nei consueti canali della vita civile e riproducevano nella società quei rapporti aggressivi sperimentati durante la vita militare. La guerra aveva agito come uno strumento di abbrutimento, diventando un meccanismo condizionante, una sorta di fattore formativo nel senso che aveva educato all uso della violenza, giustificandola, come sistema adoperabile nelle relazioni umane. Unitamente a ciò la situazione postbellica proponeva una serie di problemi di tipo economico, che a livello sociale si traducevano in una lotta di classe sempre più radicalizzata e a livello politico con la messa in crisi delle istituzioni tradizionali. LA PAURA DEL COMUNISMO Dopo la guerra le divisioni sociali si erano accentuate. I ceti più deboli individuarono nell esperienza rivoluzionaria in Russia un precedente importante, su cui si costruì il mito della rivoluzione come strumento per l abbattimento del sistema capitalista e la costruzione di una società comunista. Dal lato opposto, molti paesi vedevano la presenza dello Stato bolscevico come una minaccia o, per essere più precisi, le borghesie si sentivano minacciate dall eventualità che il contagio rivoluzionario si diffondesse. Da qui la decisione di fermarlo in anticipo. Il primo chiaro segnale di questo orientamento fu il cordone sanitario che le nazioni vincitrici della guerra decisero a Versailles per isolare la Repubblica sovietica di Lenin, attraverso il sostegno alla nascita di una serie di Stati anticomunisti come Polonia, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania. Ma la vera partita si giocava in ogni singolo Stato, perché l ascesa del movimento operaio e dei partiti socialisti poneva un evidente lotta tra classi: alcune aspiravano a modificare strutturalmente l assetto della società, altre volevano a ogni costo mantenere il sistema esistente. LE ALTERAZIONI DEL SISTEMA LIBERALE Abbiamo già notato che gli Stati liberali mostravano chiari segni di difficoltà ad ampliare le proprie basi sociali e a gestire la presenza delle masse nella vita politica e sociale (> C3.3). I ceti dirigenti ricorsero a vari mezzi per governare il cambiamento in atto, agendo in particolar modo sulla struttura della macchina statale: RICAPITOLANDO 1 Individua i principali problemi del dopoguerra e quali soluzioni vennero proposte. 2 Quali politiche adottarono gli Stati liberali per affrontare il dopoguerra? 132 con una decisa influenza del governo nella vita economica (che è stata denominata dirigismo ); con il rafforzamento del potere esecutivo del governo, a svantaggio di quello legislativo del parlamento; con l influenza e il controllo dell opinione pubblica. Si trattava di elementi che la concezione liberale dello Stato rifiutava nettamente. Ma i ceti dirigenti borghesi, di fronte alla crisi del dopoguerra, erano disposti ad accettarli per frenare l avanzata delle masse popolari nello spazio pubblico.

Dai fatti alla Storia - volume 3
Dai fatti alla Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi