Dai fatti alla Storia - volume 2

SEZIONE D | IL SECOLO DELLA BORGHESIA E L ET DELL IMPERIALISMO QUANDO 1863 Legge Pica I luoghi del brigantaggio Mar Tirreno vertà e delinquenza furono gli ingredienti alla base dell azione di bande armate, composte da briganti veri e propri, contadini ribelli, ex soldati borbonici e cospiratori, italiani e stranieri. Solitamente attaccavano piccoli centri, uccidendo i notabili locali e dando fuoco agli archivi comunali, per poi rifugiarsi sulle montagne. Di fronte a tale fenomeno, il governo nazionale utilizzò il pugno di ferro e la repressione. Nel 1863, il parlamento approvò la legge Pica, che istituiva nelle Province infestate dal brigantaggio un vero e proprio regime di guerra, con tribunali militari per giudicare i ribelli e fucilazione immediata per chi avesse opposto resistenza armata. Grazie all efficacia di tali misure repressive, oltre che alla stanchezza della popolazione che era oggetto dell azione delle bande, il grande brigantaggio fu sconfitto nel giro di pochi anni, e già nel 1865 Luoghi con presenza di briganti poteva definirsi sotto controllo. Aree di applicazione della legge Pica (1863-65) La fine del brigantaggio non significò, però, Mare Adriatico la fine dei temi sociali che ne erano stati tra le cause principali. In particolare, il problema della terra , ovvero la distribuzione della proprietà terriera e la fine dei rapporti di lavoro e sfruttamento, inseguite già da decenni dai contadini del Sud, rimase aperto. Non servì a risolverlo neppure la legge del 1866 che sancì l incameramento da parte dello Stato del patrimonio fondiario appartenuto a ordini e congregazioni religiose: i terreni, messi all asta, furono acquiMar Ionio stati per lo più dai grandi proprietari, a prezzi inaccessibili per contadini e piccoli proprietari. Inoltre, le scelte di politica economica compiute dal governo non si rivelarono vantaggiose per il Mezzogiorno, acuendo anzi il divario tra Nord e Sud del paese. LA POLITICA ECONOMICA Non meno problematica dell unificazione amministrativa e politica fu quella economica. Per creare un mercato nazionale era necessario uniformare i sistemi monetari e fiscali, abbattere le barriere doganali tra i vecchi Stati preunitari e costruire un efficiente rete stradale e ferroviaria in grado di mettere in comunicazione le varie zone del paese. Anche in questo ambito, la Destra storica seguì la via tracciata da Cavour, appoggiando il modello liberista che prevedeva un ridotto intervento dello Stato nell economia e l apertura al libero mercato internazionale. L eliminazione delle dogane interne stimolò la crescita della domanda, soprattutto per alcuni settori, come quello delle colture specializzate praticate in alcune zone del Sud e rivolte in particolare all esportazione. D altra parte, la scelta liberista non favorì lo sviluppo industriale del paese, colpendo anzi duramente quei pochi settori già attivi (come l industria laniera, siderurgica e meccanica) che non potevano reggere la concorrenza straniera. A pagare il conto più salato fu l economia dell ex Regno delle Due Sicilie, con i pochi nuclei industriali e molte attività artigianali condannati a scomparire senza la protezione dei dazi doganali. Crebbe notevolmente la rete ferroviaria nazionale, ma la sua realizzazione fu una delle ragioni alla base di un pesante inasprimento della pressione fiscale, dovuto principalmente alla necessità di coprire i costi (economici, militari, infrastrutturali) dell unificazione. Il prelievo fiscale provenne sia da imposte dirette, 448

Dai fatti alla Storia - volume 2
Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento