Dai fatti alla Storia - volume 1

Vecchi e nuovi protagonisti nello scacchiere europeo del Seicento | CAPITOLO 20 L ITALIA SPAGNOLA: MILANO E NAPOLI La Spagna aveva il dominio diretto di territori che attraversavano la penisola da Nord a Sud, passando per il Centro: dal Ducato di Milano allo Stato dei Presìdi fino al Mezzogiorno. La gestione di questi domini era affidata dal re ad alcuni organismi, il più importante dei quali era il Supremo Consiglio d Italia, con sede a Madrid (> C19.2). Si trattava di un organo consultivo, composto da magistrati spagnoli ma anche italiani (vi sedevano due membri napoletani, uno siciliano e uno milanese, mentre la Sardegna dipendeva da un Consiglio d Aragona). Aveva compiti giudiziari, amministrativi e funzioni di controllo sulle istituzioni e sul personale. Il potere effettivo era gestito da tre viceré, a Napoli, in Sicilia e in Sardegna, e da un governatore, a Milano. A rafforzare il vincolo con la Spagna intervenivano le visite , cioè le ispezioni che regolarmente la corona inviava per controllare il buon funzionamento dell amministrazione. I viceré e il governatore erano inoltre affiancati da organi locali che La funzione chiave del Ducato di Milano dovevano rappresentare le esigenze dei sudditi: il senato a Milano e i parlaMar Mar menti a Napoli, in Sicilia e in Sardegna. Baltico Possedimenti degli Asburgo di Spagna Il Ducato di Milano costituiva una Possedimenti degli Asburgo cerniera tra i due rami dei domini d'Austria asburgici, spagnolo e germanico, e perPrincipali vie di comunicazione &RQ QH GHOO ,PSHUR ciò era considerato punto cruciale nella complessiva strategia spagnola, soOceano prattutto per il passaggio delle truppe Atlantico verso il Centro Europa. Per dare stabilità al potere in quest area fu dunque impostata una linea politica basata sull accordo con i ceti dirigenti locali. Anche sul piano religioso Milano si trovò in sostanziale sintonia con Madrid, divenendo un bastione della Controriforma visto che proseguì e si Mar Mediterraneo rinforzò l eredità spirituale dell arcivescovo Carlo Borromeo (> C17.6) e del suo alto magistero, avviato nel corso del Cinquecento. Il ducato era una delle aree più ricche d Europa, caratterizzato da un vivace ceto commerciale, attivo oltre che nei tradizionali settori tessile e delle armi anche negli investimenti nel settore agricolo, perciò particolarmente soggetto all attenzione del fisco spagnolo. Di diverso tenore era la situazione nei domini del Mezzogiorno. A Napoli e in Sicilia la monarchia spagnola creò legami con i ceti dirigenti del luogo e li coinvolse nel governo: si trattava dei baroni napoletani e siciliani, ai quali furono concessi feudi, privilegi e cariche, anche allo scopo di attenuarne la spinta eversiva. L adesione dei baroni al sistema di potere spagnolo li portò ad assumere nelle proprie mani l amministrazione locale. A fare le spese di questa alleanza furono sia i ceti emergenti sia i ceti popolari; questi ultimi, costretti in condizioni di vita misere, andavano spesso ad alimentare forme di brigantaggio e di protesta sociale. Un ruolo di primo piano ebbe invece a Napoli il cosiddetto ceto civile: avvocati, professionisti delle magistrature e dell amministrazione pubblica, letterati, mercanti, in cerca di spazi politici da sottrarre alla nobiltà. I parlamenti, che venivano convocati per dare l assenso all imposizione delle tas527 77636R_0000E01_INTE_BAS@0527.pgs 15.09.2021 14:52

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna