Dai fatti alla Storia - volume 1

Vecchi e nuovi protagonisti nello scacchiere europeo del Seicento | CAPITOLO 20 Il monumento funebre di Urbano VIII nella basilica di San Pietro a Roma. Il papa lo commissionò a Gian Lorenzo Bernini, uno dei massimi artisti dell epoca. tutto nei territori terr dove più forte era la necessità di sottrarre spazi al protestantesimo, una meticolosa azione educativa e instaurare relazioni con i ceti dirigenti dirigen locali. Dopo la l metà del Seicento però lo Stato della Chiesa si trovò sempre più emarginato dai consessi internazionali, una tendenza che andò di emarg pari passo con il ruolo secondario in cui anche l Italia veniva relegata nell ambito della politica europea. La perdita di influenza su scane la continentale ebbe come corrispettivo l assunzione di una natura tur principalmente italiana dello Stato pontificio, che prima si aampliò a nord fino a parte della Romagna, quindi si ingrandì ulteriormente nel 1598 con l acquisizione di Ferrara. Nel 1631 anche il Ducato di Urbino andò ad aggiungersi alla serie di territori, differenti per grandezza e struttura, che gravitavano intorno al nucleo centrale di Roma e del Lazio. Sul piano interno i papi del Seicento rafforzarono il loro potere e continuarono la pratica, già avviata da tempo, di affidare a un membro della propria famiglia, il cardinal nipote , la gestione di questioni di governo (> C10.5). Nonostante il divieto imposto da papa Pio V nel 1567, la pratica del nepotismo continuò facendo assurgere famiglie come i Barberini, i Chigi e i Borghese (tutte di origine toscana) ai più alti gradi e ruoli della Chiesa, fino al soglio pontificio. Soltanto alla fine del Seicento si riuscì a sradicare tale consuetudine. Più critica fu la situazione economica dello Stato, caratterizzata dai latifondi gestiti da famiglie aristocratiche poco orientate a investimenti, con conseguenti ricadute sulle misere condizioni di vita dei contadini e sulla ricchezza dello Stato. LA REPUBBLICA DI VENEZIA Tra gli Stati italiani, la Repubblica di Venezia era quello che più poteva vantare un autonomo e rilevante peso politico a livello internazionale. Restava consistente la sua forza economica anche se l affermarsi della presenza ottomana nel Mediterraneo ne aveva indebolito il predominio marittimo. La Serenissima però doveva ora fare i conti anche con la presenza nel Mediterraneo della stessa Spagna e con l interesse degli Asburgo d Austria per lo spazio marittimo dell Adriatico, che riducevano la sua tradizionale forza commerciale. Come conseguenza si verificò un parziale spostamento dell asse produttivo ed economico dalle attività mercantili verso altri settori, quali la produzione della lana e della seta, mentre si mantennero sempre a ottimi livelli l industria di armi e quella tipografica, oltre alle tradizionali attività della cantieristica navale. Un altro importante settore di investimento fu l agricoltura. Già da tempo l aristocrazia veneziana si era data ad acquisire e sfruttare nuove proprietà terriere sulla terraferma, per compensare le diminuite attività commerciali sui mari. Sebbene ridimensionata come potenza economica, Venezia non aveva però visto intaccato il suo prestigio politico, che le consentiva di mantenere salde le proprie autonomie giurisdizionali e di difenderle contro chiunque le minacciasse. La libertà culturale che si respirava a Venezia (basti pensare alle numerose e prestigiose tipografie che vi sorgevano) non concedeva molti spazi al tentativo di disciplinamento religioso che la Chiesa imponeva altrove; non a caso i rapporti con il papato si erano fatti tesi. In questo contesto scoppiò un duro scontro tra Venezia e il papa Paolo V, allorché nel 1605 la magistratura cittadina fece arrestare due religiosi accusati di 525 77636R_0000E01_INTE_BAS@0525.pgs 15.09.2021 14:52

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna