Dai fatti alla Storia - volume 1

SEZIONE D | LA COSTRUZIONE DEGLI STATI EUROPEI Ad aggravare il quadro complessivo contribuì, come abbiamo visto, la frequenza delle guerre: le condizioni delle campagne peggiorarono sia per il passaggio degli eserciti e le conseguenti devastazioni dei campi, sia per le riserve alimentari che le popolazioni erano costrette a cedere ai soldati, sia, infine, per le difficoltà nel rifornire di alimenti le città nei momenti più aspri dei conflitti. Importanti carestie si verificarono nel 1628-30 in Italia; in altre zone d Europa nel 1640 e ancora intorno al 1660. QUANDO 1629-33 Ritorno di grandi epidemie di peste Il quadro, di Micco Spadaro, mostra la piazza del mercato a Napoli durante la peste del 1656: l attivissimo centro di commerci popolari ospita un lazzaretto a cielo aperto. In basso a sinistra si vede un uomo sottoposto alla tortura della ruota: le cronache raccontano che era uno straniero, per questo accusato di essere un untore . EPIDEMIE E PESTILENZE Alle carestie seguirono le epidemie. Nel Seicento ritornò il terribile spettro della peste bubbonica. In realtà non era mai scomparsa del tutto, ma si era mantenuta in forma latente, manifestandosi solo localmente. La letalità del morbo fu incrementata dall indebolimento della popolazione, provata dalla cattiva o scarsa nutrizione. Alla diffusione del contagio contribuirono i conflitti militari: gli alloggiamenti dei soldati erano un ottimo bacino di riproduzione del batterio e gli stessi eserciti diventavano, con i loro spostamenti, veicoli di propagazione. Dopo una prima ondata nell ultimo quarto del Cinquecento, la peste si ripresentò in gravi forme nel 1629-33, particolarmente nell Italia centro-settentrionale, dove la popolazione urbana era più densa, e successivamente in Baviera e Sassonia. Particolarmente colpite furono Venezia e Firenze, che persero più di un quarto degli abitanti, mentre Milano, con oltre 50 000 morti, vide dimezzata la sua popolazione. Qualche tempo dopo, nel biennio 1635-36 furono colpite Amsterdam e Londra, fra il 1647 e il 1652 toccò a Siviglia. Nel 1656-57 l epidemia si spostò nell Italia meridionale: Napoli (oltre alle campagne), da tempo seconda città più popolosa d Europa, perse oltre la metà degli abitanti, complici le precarie condizioni igieniche e il ritardo con cui intervennero le autorità spagnole, che tennero nascoste le prime manifestazioni del morbo. Per fronteggiare questa calamità gli Stati italiani istituirono delle Magistrature di sanità, organismi senza competenze mediche ma incaricati degli aspetti organizzativi come le quarantene preventive e gli approvvigionamenti. Si diffusero i lazzaretti, per isolare i malati in modo da circoscrivere per quanto possibile il contagio. Fu un primo passo, sia pure tra difficoltà ed errori, verso la ricerca di soluzioni più razionali rispetto a un immaginario collettivo che considerava il morbo frutto dell ira divina e temeva le insidie degli untori. PAROLE DALLA STORIA Untore Letteralmente colui che unge : durante la peste di Milano si credeva che alcuni per cattiveria o per un piano diabolico diffondessero volontariamente il contagio ungendo persone e cose con preparati malefici. Il termine è rimasto nell uso per indicare chi trasmette consapevolmente una malattia, ma anche chi è fatto oggetto di persecuzione per il fatto di essere indicato come colpevole, spesso in modo immotivato. 518 77636R_0000E01_INTE_BAS@0518.pgs 15.09.2021 14:51

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna