4 IL CONCILIO DI TRENTO

La Chiesa cattolica tra reazione e rinnovamento | CAPITOLO 17 Ignazio di Loyola presenta a papa Paolo III la regola dell ordine, 1687 ca. RICAPITOLANDO 1 Quali elementi caratterizzavano la Confraternita dell Oratorio del Divino Amore? 2 L osservanza di quali regole era prevista dalla Compagnia di Gesù? pontefici un notevole apprezzamento e furono individuati come modello dell ortodossia cattolica. I gesuiti basarono la loro opera di evangelizzazione soprattutto sulle scuole, in cui applicavano metodi rigorosi di insegnamento, e su un sistema di istruzione orientato sia ai ceti dirigenti e colti sia ai ceti popolari. Nei prestigiosi collegi che fondarono in tutto il continente essi offrivano una raffinata e solida formazione ai giovani e giovanissimi di rango nobiliare, legandoli saldamente alla loro causa. Verso i ceti più umili indirizzarono invece una costante attività pedagogica che accentuava forme di religiosità quotidiana e semplice, molto diffusa in ambito popolare. La volontà missionaria che animò i gesuiti giungeva nel momento più opportuno per la Chiesa ed essi non mancarono di raccogliere notevoli risultati nella conquista delle anime, non solo in Europa ma anche in Asia e in America del Sud. Nei luoghi di missione si impegnarono ad assimilare le lingue e le culture dei vari popoli con cui venivano in contatto, facilitandone l evangelizzazione e, soprattutto nel caso degli indios dell America Centro-meridionale, schierandosi fra coloro che riconoscevano loro alcuni fondamentali diritti umani (> C14.5). L elasticità che l ordine dimostrava nel realizzare congiuntamente azione antiereticale e attività missionaria ne fece un formidabile strumento di propagazione del cattolicesimo romano. I gesuiti mostrarono di avere una chiara strategia operativa, sicuramente moderna nella visione e nei metodi, come dimostrava la capacità di mettere in atto il loro programma di acculturazione a più livelli sociali contemporaneamente. 4 Approfondisci Il Concilio di Trento IL CONCILIO DI TRENTO LA SITUAZIONE PRECONCILIARE Abbiamo visto che già prima della crisi luterana si erano sviluppate nella Chiesa, anche ai livelli più alti, delle spinte innovatrici che però il papa e la curia romana non sempre avevano sostenuto, deludendo le aspettative di porre rimedio agli abusi e alle corruzioni della Chiesa. Dopo il sommovimento provocato dalla Riforma, nella Chiesa prese consistenza l idea di un concilio, di cui si cominciò a parlare con sempre maggiore insistenza. Un primo passo fu mosso da papa Paolo III (1534-49), Alessandro Farnese. Salito al soglio pontificio nel 1534, egli rappresentava il tipico papa rinascimentale: preso dagli intrighi di potere, interessato a dare ricchezza e potenza alla sua famiglia, dedito ai piaceri della vita (aveva amanti e figli). Tuttavia proprio da lui venne un impulso innovativo quando nominò cardinali alcuni tra gli uomini più disponibili al dialogo con il mondo protestante e tra le menti più acute e aperte del cattolicesimo. Basta citare i nomi del letterato Pietro Bembo, del religioso inglese Reginald Pole, del diplomatico veneziano Gasparo Contarini e dell umanista erasmiano Jacopo Sadoleto, questi ultimi già tra i protagonisti, come si è visto, dei movimenti di riforma cattolica. Ad alcuni di loro il papa affidò il compito di individuare i temi per la preparazione di un concilio che si occupasse della riforma della Chiesa. Fu costituita un apposita commissione, alla quale parteciparono personalità di orientamento differente, e nel 1537 fu presentato al pontefice un documento, il Consilium de emendanda Ecclesia (Consiglio per la riforma della Chiesa). In esso si suggeriva una serie di interventi da realizzare, tra cui l istruzione del clero e la predicazione 433 77636R_0000E01_INTE_BAS@0433.pgs 15.09.2021 13:57

Dai fatti alla Storia - volume 1
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Dal Medioevo all’Età moderna