Dai fatti alla Storia - volume 1

La Riforma protestante | CAPITOLO 16 della città una comunità di eletti. Alle forze di governo affidò, in unione con i pastori, il controllo della morale pubblica, perseguitando con intransigenza dissidenti ed estremisti. Colpì le pratiche superstiziose, rigettò il culto dei santi e negò la presenza del corpo e sangue di Cristo nell eucarestia. Inoltre, incamerò i beni della Chiesa istituendo una cassa comune per i poveri. Proprio questa stretta fusione fra religione e potere politico mise in allarme i cantoni svizzeri di fede cattolica, che reagirono per fermare l espansione del modello zurighese. Si giunse così allo scontro armato fra i due opposti schieramenti: nella battaglia di Kappel del 1531 i riformati furono sconfitti e lo stesso Zwingli trovò la morte. La sua opera fu comunque proseguita da altri seguaci nella stessa Zurigo e dai legami instaurati con la comunità calvinista. Calvino predica a Ginevra. Le donne assistono dal matroneo, l area loro riservata e separata dagli uomini. Etica L insieme delle norme morali e di costume che caratterizzano il comportamento degli uomini nella vita di relazione. anche il nome della branca della filosofia che studia questi insiemi di valori, doveri e così via. CALVINO E LA DOTTRINA DELLA PREDESTINAZIONE Ben più profonda fu la portata dell azione politico-religiosa di Giovanni Calvino (1509-64) a Ginevra. Di origine francese, Calvino fu attratto dalle idee luterane e aderì alla nuova fede ma, in seguito a una persecuzione religiosa, fu costretto a lasciare il suo paese e si stabilì a Basilea. Qui nel 1536 scrisse il trattato Istituzione della religione cristiana, che divenne il punto di riferimento della dottrina calvinista (precisata sempre più in successive edizioni del trattato). Come per Lutero, la salvezza non veniva fatta dipendere dalle opere umane ma esclusivamente dalla grazia di Dio, tuttavia Calvino andò oltre, dando un orientamento più radicale alla sua teologia. La sua dottrina si fondava infatti sull idea di predestinazione, cioè sulla convinzione che Dio, per una sua volontà incomprensibile all uomo, avesse predestinato alcuni eletti alla salvezza, dannando tutti gli altri. Egli intuì immediatamente il rischio che l idea di predestinazione potesse provocare un atteggiamento passivo nei confronti della vita da parte dei credenti, totalmente abbandonati alla volontà di Dio. Perciò allontanò una tale possibilità affidando all uomo un ruolo di primo piano nel mondo attraverso un principio di attivismo. Se l uomo non poteva influire sulla propria salvezza, aveva tuttavia il compito di sforzarsi con il proprio impegno per cercare di dimostrare la sua appartenenza agli eletti ed essere, dunque, segno vivente della grazia divina. L ETICA CALVINISTA DEL LAVORO Questo sforzo poteva e doveva essere compiuto, secondo Calvino, nella vita di ogni giorno attraverso il lavoro e l operosità. Il compimento del proprio dovere diventava quindi un modo quasi religioso per rendere onore a Dio. Essere attivo nella vita produttiva e conseguire buoni risultati attraverso l onesta operosità era l unico modo per avere conferma di essere prediletti da Dio ed essere premiati in quanto suoi predestinati. Questa particolare convergenza tra valore religioso e funzione sociale è stata definita nel Novecento, dal sociologo tedesco Max Weber, l etica calvinista del lavoro. Lo studioso vedeva un legame di causa-effetto tra calvinismo e benessere economico, in quanto il primo stimolava all investimento e all impegno lavorativo per ottenere i segni visibili della predestinazione. Calvino riteneva iniquo l arricchimento come scopo di vita: il ricco doveva piuttosto contribuire ad aiutare i poveri. Egli continuò a condannare l usura, in- 419 77636R_0000E01_INTE_BAS@0419.pgs 15.09.2021 14:02

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna