Dai fatti alla Storia - volume 1

Una nuova cultura per la modernità: Umanesimo e Rinascimento | CAPITOLO 12 Approfondisci La volpe e il leone (Il Principe, XVIII) QUANDO 1513 Il Principe di Niccolò Machiavelli ridefinì la concezione della politica attraverso l analisi realista delle vicende storiche e prendendo a modello le civiltà del passato. L occasione per le loro riflessioni veniva anche e soprattutto dalla situazione che stava attraversando la penisola tra Quattrocento e Cinquecento, nel pieno delle guerre d Italia (> C11). Niccolò Machiavelli (1469-1527), che ricoprì anche incarichi politici di rilievo a Firenze, analizzò le regole della politica, individuando la logica degli interessi che muovono gli uomini e indicando i mezzi con cui raggiungere gli obiettivi (> C11.3). Nella sua opera più importante, Il Principe (1513), il suo sforzo fu rivolto ad affermare l autonomia della politica e la sua indipendenza da ogni legame con la legge morale. Anche Francesco Guicciardini (1483-1540 > C11.2), nella sua Storia d Italia (composta tra il 1537 e il 1540), osservò che la realtà umana è sempre mutevole e non può essere analizzata in base a teorie astratte; è inoltre sempre mossa dalle passioni e dai bisogni degli individui, per cui lo storico deve prendere atto di questa specificità e affrontare l analisi delle singole situazioni e circostanze storiche. Valutò, quindi, la concretezza dei fatti nel loro particulare , invitando a trarre insegnamento dall esperienza. SCIENZA E ALCHIMIA Non mancò, tuttavia, anche un altro aspetto all interno della cultura umanistica: parallelamente al processo di affermazione del pensiero razionale trovarono spazio anche procedimenti magici e pratiche occulte. Mentre gli astrologi continuavano ad attribuire ai corpi celesti influssi sulle vicende umane, allo stesso modo maghi e alchimisti pretendevano di trovare nel mondo naturale quelle energie che agivano sull uomo influenzandone i comportamenti e sulle quali essi pensavano di poter intervenire. In un epoca che voleva introdurre razionalità, rigore e metodo, permanevano dunque forme di irrazionalità, di esoterismo e occultismo. Tuttavia, a uno sguardo più attento non deve sfuggire anche un altra faccia della medaglia. Le pratiche alchemiche erano comunque frutto di un aspetto che potremmo definire tipicamente rinascimentale: la volontà dell uomo di scoprire i segreti del cosmo per controllare la natura e intervenire sulla realtà. Lo spazio d azione dell uomo si dilatava e, sulla base della convinzione di poter trasformare la natura grazie a un sapere magico , si avviò un fecondo sviluppo per le scienze naturali, favorendo il graduale abbandono delle interpretazioni filosofiche per giungere all osservazione e all analisi oggettiva dei fenomeni naturali. Rifacendosi a dottrine millenarie, nella visione degli alchimisti il corpo umano aveva molti valori simbolici ed era uno specchio dell universo: ogni suo organo aveva corrispondenze occulte con gli astri e con gli elementi naturali. La stessa pratica alchemica era un riflesso della vita umana nelle sue fasi fondamentali (nascita, crescita, riproduzione, morte). Un alchimista in un incisione cinquecentesca. L uomo sta fondendo qualcosa nel crogiolo, mentre a sinistra un alambicco distilla qualche sostanza. L alchimia aveva come scopo la ricerca della purezza e della perfezione identificate con l oro, metallo incorruttibile. 313 77636R_0000E01_INTE_BAS@0313.pgs 15.09.2021 13:03

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna