APPROFONDIAMO - SOCIETÀ E ISTITUZIONI - Il Principe di

Le lotte per il predominio in italia | CAPITOLO 11 APPROFONDIAMO SOCIET E ISTITUZIONI IL PRINCIPE DI MACHIAVELLI «Che cosa è principato, di quale spetie sono, come e si acquistono, come e si mantengono, perché e si perdono : con queste parole Machiavelli (1469-1527) annunciava nel 1513 in una lettera all amico Francesco Vettori di aver composto un piccolo trattato De principatibus (De principati), più noto come Il Principe. L opera, pubblicata solo nel 1532, fu composta nella villa dello scrittore a poca distanza da Firenze dopo il ritorno al potere dei Medici (1512). Machiavelli, sostenitore del governo repubblicano, non aveva la fiducia della potente famiglia ma dedicò l opera a Lorenzo, nipote di Lorenzo il Magnifico, forse tentando di accreditarsi per un incarico. In ogni caso Machiavelli, da studioso di politica, intendeva dare indicazioni al nuovo principe sulla gestione della cosa pubblica. In base all esperienza del presente e ai modelli degli antichi pone le basi, anche teoriche, per un analisi sistematica di questa forma di governo e dei meccanismi di potere che la caratterizzano. L OPERA Il Principe si presenta come un opera unitaria e ben organizzata. Nei primi capitoli l autore riconosce due forme di Stato, le repubbliche e i principati: questi a loro volta possono essere ereditari o di nuova acquisizione. Su questi ultimi si accentra l attenzione di Machiavelli, che intende svelare le leggi alla base della vita politica. La prima di queste leggi è la forza , cioè la capacità del principe di capire gli elementi in gioco nella contesa politica, di saper prendere decisioni, di sapersi attrezzare militarmente e di saper fare un giusto uso della violenza. Machiavelli si dedica quindi a esaminare quali debbano essere le virtù, le capacità, il senso di oculatezza che ogni principe dovrebbe avere. In questo contesto si differenziano coloro che giungono al potere per virtù e armi proprie e coloro che invece lo acquisiscono per fortuna e con l ausilio di altri. Da una complessiva considerazione della vita politica, anche sulla scorta degli esempi del passato (Mosè, Ciro, Romolo), l autore giunge a definire tre elementi necessari oltre alla forza perché l acquisizione e il mantenimento del potere abbiano effetto: la virtù, la fortuna e il contesto (o occasione). Qui Machiavelli introduce la figura di un contemporaneo, Cesare Borgia, il duca Valentino, come esempio di chi ha saputo far uso della virtù sapendo assecondare gli eventi posti dalla fortuna. Ma il fallimento del Borgia fa comprendere gli errori da non commettere; nel caso specifico il non essere riuscito a impedire l elezione del papa Della Rovere, suo nemico. Da qui deriva la considerazione che i giudizi morali sono estranei alla vita politica, in quanto essa si fonda su strumenti che rispondono solo a criteri di razionalità e di efficienza dell azione che si vuole condurre. Ciò non giustifica comunque il ricorso alla forza pura e semplice, che anzi l autore vede come un elemento di debolezza se è l unico cui può far ricorso il principe. Questi deve invece adoperarsi a trovare il favore del popolo per dare stabilità al suo potere. Machiavelli quindi continua proponendo concreti atteggiamenti utili a mantenere il potere: il principe dovrà comportarsi avendo il coraggio del leone e la furbizia della volpe, dovrà usare determinazione e non far cadere su di sé l odio. Se i principi italiani hanno man mano perduto la loro forza e i loro domini è perché non hanno saputo essere decisi, in quanto impreparati alla gestione del governo. Fortuna u una e virtù si contrastano a ano costantemente nella vita politica; la volontà dell uomo di potere può essere e sopraffatta dalla volontà v della fortuna, perciò non resta altro che confidare sulla propria p volontà e sul proprio o oprio valore. Niccolò Machiavelli in un ritratto anonimo cinquecentesco. 291 77636R_0000E01_INTE_BAS@0291.pgs 15.09.2021 14:50

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna