4 L’ITALIA MERIDIONALE

SEZIONE B | LA TRANSIZIONE ALLA MODERNIT 4 Giovanna I d Angiò, duchessa di Provenza e regina di Napoli ritratta in una miniatura francese trecentesca. L ITALIA MERIDIONALE IL REGNO REG DI NAPOLI TRA ANGIOINI E ARAGONESI La pace di Caltabellotta, che nel 1302 pose fine alla guerra del Vespro tra AnCaltabe gioini e Aragonesi, aveva diviso l Italia meridionale in due distinte zone sottoposte a differenti poteri: il Regno di Sicilia sotto il conso trollo degli Aragonesi e la parte continentale sotto il dominio degli d Angioini Angioi (> C4.5). Il Regno di Napoli era stato guidato tra il 1309 e il 1343 da R Roberto d Angiò, che aveva fatto diventare la capitale un imporRobert tante ccentro di cultura di livello europeo oltre che una rilevante piazza per gli scambi commerciali. Il fatto, poi, che Roberto fosse il capo riconosciuto del partito guelfo in Italia dava la misura assunto dal regno nel panorama politico italiano ed del prestigio pre europeo. europe Il re regno passò alla nipote, Giovanna I, ma la successione innescò decenni di lotta tra vari pretendenti. Infatti gli Angiò erano presendecenn ti in un intricato contesto internazionale (Napoli, Taranto, Durazzo, Ungheria, Provenza), moltiplicando i rami familiari che potevano aspirare all ambito trono napoletano. Gli li aristocratici del regno, che sostenevano ora l uno ora l altro ar contendente, approfittarono dei contrasti per erodere poteri co alla corona. Le lotte tra i diversi rami dinastici continuarono all anche dopo la morte di Giovanna (1382), contrapponendo gli an Angiò francesi agli Angiò-Durazzo d Ungheria dai quali emerse, An agli inizi del Quattrocento, Ladislao I. Il suo regno si contraddistinse per l ambizioso tentativo di estendere il proprio dominio ai territori toscani e laziali, un progetto interrotto dalla morte nel 1414. Il culmine della crisi si raggiunse con Giovanna II, salita al trono nello stesso 1414: gli intrighi di corte continuarono a indebolire il potere della corona a vantaggio di un potere baronale sempre più insidioso verso l autorità regia e che non esitava a fomentare rivolte per salvaguardare i propri spazi di autonomia. La monarchia del Mezzogiorno, a differenza di quanto avveniva in altri regni d Europa, non aveva avuto la possibilità di trovare appoggio in una forza che facesse da contraltare alla prepotenza baronale: pur esistendo consolidate forme di autonomia cittadina non si era creata sul territorio una diffusa presenza urbana e di conseguenza non era ancora sufficientemente solido quel ceto borghese mercantile e finanziario che in varie parti d Italia e d Europa stava modificando i rapporti di forza nella società tardomedievale e che stava costruendo la sua fortuna ponendosi come baluardo antinobiliare. LA SICILIA ARAGONESE Nella prima metà del Trecento Federico III d Aragona era stato il maggiore artefice nel regno siciliano di un rinnovato modello di potere che continuava la tradizione iberica dei parlamenti (> C9.4) e adottava strutture amministrative decentrate. Sembrò, così, realizzarsi un riconoscimento politico alle città, ambienti economicamente importanti per il sovrano. Nella seconda metà del Trecento la conduzione politica di Federico IV non fu alla stessa altezza del predecessore: il potere della corona si indebolì a causa dei conflitti con le maggiori famiglie aristocratiche dell isola, gelose delle prerogative e delle posizioni di potere acquisite. Alla morte del re nel 1377 si innescò una crisi dinastica seguita da un lungo vuoto di potere, risolto solo quando la corona 268 77636R_0000E01_INTE_BAS@0268.pgs 15.09.2021 14:48

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna