Dai fatti alla Storia - volume 1

La formazione dei comuni e la lotta con l Impero | CAPITOLO 4 vano ricchezze e competenze tali da poter partecipare all amministrazione. Tra questi, importante fu il ruolo di notai ed esperti del diritto che erano dotati della cultura e degli strumenti tecnici necessari alla gestione del potere. Si crearono, dunque, le condizioni per esercitare nuove forme di partecipazione alla vita politica: il raggiungimento delle libertà e il godimento di alcuni diritti costituirono i caratteri fondamentali di quell esperienza innovativa (non pochi studiosi hanno adoperato, a questo proposito, l espressione di laboratorio politico ), che conobbe nel giro di pochi decenni una notevole evoluzione. La tendenza autonomistica dei nascenti comuni italiani trovava una giustificazione ideale nel principio della libertas civitatis, espressione che indicava la volontà di affermare le antiche tradizioni di libertà delle città attraverso forme di gestione di tipo legislativo oltre che giudiziario e fiscale. IL COMUNE CONSOLARE Quando le più importanti famiglie di una città (membri dell antica aristocrazia, vassalli di un conte, ricchi mercanti, professionisti come giudici e notai) riuscivano a rimuovere dal potere un conte o un vescovo si impossessavano del governo. Ciò significava l appropriazione delle funzioni pubbliche con cui si esercitava concretamente il controllo delle attività cittadine. Questo passaggio non era però sempre pacifico: proprio per evitare i forti contrasti tra le famiglie eminenti, che spesso sfociavano in scontri e lotte sanguinose, si andarono costituendo associazioni fra i cittadini, patti giurati definiti in latino pax o concordia. I cittadini di Siena diretti verso il Bene comune, particolare dagli Effetti del Buon Governo in città di Ambrogio Lorenzetti, 1338-39. L affresco fa parte di un vasto ciclo dal significato politico, inteso a celebrare le virtù del governo comunale. Figure dal significato allegorico (come appunto il Bene comune ) si alternano a immagini di grande realismo, che costituiscono un importante fonte visiva sulla vita della città nel Trecento. Nella sua fase iniziale il comune affidò la responsabilità della gestione del potere ad alcuni magistrati che i cittadini eleggevano di comune accordo e che furono denominati consoli, riprendendo così la tradizione dell antica Roma repubblicana a dimostrazione del legame esistente in Italia fra le libertà antiche e il rinnovato desiderio di autonomia. I consoli dovevano garantire l unione e la pace cittadina; venivano eletti in un numero variabile da città a città e restavano in carica solitamente un anno. Dovevano rispondere al popolo dei loro atti, visto che il loro potere non era ritenuto di origine divina ma ottenuto attraverso una investitura popolare. Il primo esempio di consolato si ha nella città di Pisa nel 1085, poi diffuso nei successivi decenni in molti comuni italiani. I consoli erano affiancati nel loro mandato da un consiglio, l arengo, un organismo assembleare che raccoglieva tutti i componenti dell associazione e che veniva coinvolto nelle più importanti decisioni politiche. Il consiglio stabiliva, per esempio, le imposte da far pagare sulle merci che entravano o uscivano dalla città, gestiva le risorse territoriali; in molti casi esercitava anche poteri di polizia 101 77636R_0000E01_INTE_BAS@0101.pgs 15.09.2021 14:54

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna