Fino a noi - La figura di Ulisse da Omero a Primo Levi

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO Fino a noi La gura di Ulisse da Omero a Primo Levi Poche figure come quella di Ulisse (Odìsseo in greco) hanno attraversato secoli e culture, suscitando sentimenti diversi. L eroe presentato da Omero, considerando entrambi i poemi, Iliade e Odissea, è caratterizzato da qualità positive: in primo luogo l intelligenza (in greco mètis), intesa soprattutto come ingegnosità e capacità di comprendere situazioni e persone, poi l attitudine a adattarsi anche nella sofferenza, e infine la forza e l abilità militare. Già nell Iliade il giudizio che gli altri personaggi danno di Ulisse è del tutto favorevole: i capi greci lo stimano al punto da affidargli complesse missioni d po diplomatiche e belliche, e non es esitano a ricorrere a lui nelle d difficoltà. Nell Odissea naturalmente il ritratto dell eroe si approfondisce: i sopravvissuti, come Nestore, Menelao ed Elena, ne esaltano l abilità nell inganno e l esperienza molteplice, mentre nel corso del poema emergono altre caratteristiche come Testa di Ulisse, particolare del cosidetto Gruppo l irreprimibile desiderio di Polifemo, I secolo di conoscere (che si d.C. Sperlonga, Museo manifesta, per esempio, Archeologico Nazionale. nell episodio del Ciclope, nel IX canto, e in quello delle Sirene, nel XII), la pazienza e la prudenza. Negli autori successivi la valutazione di Ulisse cambia gradualmente: già nel poeta lirico Pindaro (518-438 a.C.) l astuzia si contrappone alla sophìa, che è il vero dono degli dèi, e quindi il re di Itaca non può che essere visto con sospetto. Ma è soprattutto la tragedia che conferisce al personaggio connotazioni fortemente negative, trasformandolo in una figura maligna e sinistra. Questo emerge chiaramente nel Filottete (ca 409 a.C.) del drammaturgo ateniese Sofocle (497/496-406 a.C.), dove Ulisse è rappresentato costantemente come un orditore di inganni che cerca di rendere simile a sé il più giovane 92 e ingenuo Neottòlemo. Odìsseo/Ulisse diviene così, per i poeti greci, un segno di contraddizione: valori saldamente positivi in Omero ora sembrano invece incrinarsi. Nei poemi omerici, a Odìsseo sono riferiti termini che esprimono concetti senz altro positivi, come mètis (l intelligenza pratica, mentre il lògos è il pensiero razionale), ma anche termini come dèlos ( inganno ) che non hanno in sé alcun giudizio negativo. Dopo Omero, invece, il rischio della hy`bris, l assenza del senso del limite, si accentua nel pensiero e nell azione dell uomo. Non è Odìsseo a modi carsi: sono le sue caratteristiche originarie, e sono anche la politica e la guerra a rivelarsi, all uomo del VI e soprattutto del V secolo a.C., una realtà precaria e intrisa di male. Tra gli autori della letteratura latina del I secolo a.C., Virgilio (70-19 a.C.) sembra recuperare il giudizio totalmente negativo dei tragici, né poteva essere altrimenti, essendo Ulisse l ideatore dell inganno che aveva portato alla distruzione di Troia e di conseguenza alla fuga e all esilio di Enea. Il poeta latino attribuisce all eroe greco gli aspetti più odiosi dell ars Pelasga (l astuzia greca ): la menzogna, il consiglio fraudolento, la perfidia. Accanto ad altre caratterizzazioni sfavorevoli dell eroe omerico, si afferma invece in età imperiale una lettura di stampo stoico, che fa di Ulisse il simbolo della karterìa ( resistenza ai mali ) e dell enkràteia ( resistenza alle lusinghe ): nel De constantia sapientis, per esempio, Seneca (4 a.C. - 65 d.C.) trasforma il re di Itaca nel paradigma del saggio, che non si lascia abbattere dalle sventure e vince sulle passioni grazie alla forza della ragione. Dante (1265-1321) colloca Ulisse all Inferno, punito, nel canto XXVI, fra i consiglieri fraudolenti. L Ulisse dantesco ha ben poco in comune con l eroe omerico e con la figura maligna della tragedia: nella versione di Dante è centrale, accanto alla sete di conoscenza, la condanna dei suoi consigli ingannevoli. Egli si staglia, ciononostante, in tutta la sua grandezza come l eroe mosso dall ardore di conoscenza innato nell uomo, quella curiositas che spinge a superare il limite ed è perciò causa di rovina.

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana