T1 LAT ITA - La forza devastante del mare saevum

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO Un aneddoto sulla fortuna dell Odusia L esemplarità della traduzione artistica di Livio Andronico assicura la sua fortuna anche nella scuola, almeno nell età repubblicana: basti qui ricordare l episodio narrato dal poeta del I secolo a.C. Orazio (Epistulae II, 1, 69-78), che ricorda come il plagosus ( manesco ) maestro Orbilio insegnasse ai suoi alunni, tra i quali lo stesso Orazio, il poema di Livio Andronico a suon di botte. T1 La forza devastante del mare saevum tratto da Odusia (fr. 19 Traglia) LATINO ITALIANO In questo frammento Laodamante, glio di Alcìnoo, il re dei Feaci, ri ette sulla potenza distruttrice del mare. Rispetto al modello omerico (Odissea VIII, 123-129), il concetto è ampli cato e accompagnato da una più marcata sentenziosità. Metro: saturnio Namque nullum peius macerat humanum quamde mare saevum: vires cui sunt magnae topper confringent importunae undae. Ché nessun altro malanno peggiore del mare tempestoso travaglia il genere umano: anche colui che ha membra sia pure gagliarde, presto tuttavia le onde che non dànno scampo schianteranno. (trad. A. Traglia) 1-3. Namque importunae undae nullum: il pronome neutro ha qui il valore di soggetto. Nota l allitterazione* Namque nullum. peius: introduce il primo membro di una comparazione, la cui seconda parte è introdotta dal quamde del v. 2: nulla più che , niente di peggio che . macerat: allitterante con mare del verso successivo. humanum: il genere umano ; ma è stato proposto dal lologo romano Fulvio Orsini (1529-1600) di correggere il termine in homo nem, forma arcaica per hom nem ( uomo ). quamde: forma rafforzata di quam, in uso nella poesia arcaica. vires cui sunt magnae: dativo di possesso; lett. al quale sono grandi forze e, di conseguenza, colui che ha grandi forze . topper: presto, rapida- mente ; avverbio diffuso nella poesia arcaica e poi non più ricorrente nella lingua poetica successiva. Nota l allitterazione della t con tamen. : le parentesi uncinate indicano che si tratta di un integrazione, cioè di una parola aggiunta per colmare una lacuna dei manoscritti. Altri lologi hanno proposto invece di integrare con citae, veloci . Il saturnio I primi due testi della letteratura latina, la traduzione dell Odissea di Livio Andronico e il Bellum Poenicum di Nevio, sono scritti in saturni. Molto discussa è la genesi di questo verso, il cui nome farebbe pensare a un origine indigena (da Saturno, l antico dio latino successivamente identificato con il greco Crono), anche se all epoca di questi autori era già grande l influenza greca a Roma. Giorgio Pasquali (1885-1952), nella sua opera Preistoria della poesia romana (Firenze 1936), ipotizzò che il saturnio fosse stato importato dalla Grecia, attraverso la mediazione delle città greche dell Italia meridionale, ma non come verso già compiuto, bensì come cola (unità ritmiche più brevi), poi riuniti a Roma 90 in un verso unico: il saturnio sarebbe, quindi, effettivamente una creazione romana, ma soltanto nel senso di una giustapposizione all interno di un unico verso di unità ritmiche di fatto preesistenti. Resta comunque incerta la struttura metrica, che secondo alcune interpretazioni non sarebbe quantitativa (cioè basata sull alternanza di sillabe lunghe e sillabi brevi), bensì accentuativa (cioè basata sulla successione degli accenti, come la metrica italiana); sembra difficile, però, che Livio Andronico e Nevio potessero usare in alcune opere un verso esclusivamente accentuativo, quando nelle altre usavano la normale metrica quantitativa comune a tutta la restante poesia antica greca e latina.

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana