Glossario

Glossario Di seguito trovi la spiegazione dei principali termini del repertorio stilistico e retorico. Nei testi antologizzati ciascun termine è contrassegnato da asterisco soltanto nella sua prima occorrenza. A Accumulazione Figura retorica che consiste nell elencare in maniera ordinata e coerente, o anche caotica e casuale, una molteplicità di parole, immagini o aggettivi allo scopo di trasmettere un idea o rafforzare un concetto. Acrostico Componimento poetico in cui le iniziali dei singoli versi, se lette di seguito in senso verticale, formano una parola o una frase; per esempio, di quasi tutte le commedie plautine possediamo degli argumenta acrostici, composti da grammatici successivi, che riassumono la trama dell opera e, se letti verticalmente, ne forniscono il titolo. Ady`naton Signi ca letteralmente cosa impossibile ; si tratta di una perifrasi paradossale che, per esprimere l impossibilità che qualcosa si veri chi, la pone in relazione con un evento, nella maggior parte dei casi appartenente al mondo naturale, oggettivamente impossibile. Così per esempio nell ode I, 33 (vv. 7-9) di Orazio: sed prius Apulis / iungentur capreae lupis / quam turpi Pholoe peccet adultero, ma le capre si uniranno ai lupi dell Apulia, prima che Foloe si conceda a un turpe amante . ition Termine greco tramite cui si indica un racconto storico-mitologico concepito per spiegare l origine o la causa (questo il signi cato del vocabolo greco) di un fenomeno, di un usanza o di un rituale e caratterizzato in genere da grande erudizione e raf natezza formale. Gli àitia, o racconti eziologici, molto in voga in età ellenistica soprattutto grazie all esempio di Callimaco, caposcuola della letteratura dotta alessandrina e autore di un opera intitolata per l appunto itia, a Roma vengono praticati soprattutto dai neoterici e dai raf nati poeti di età augustea. Alessandrino (e alessandrinismo) Derivato dal nome di Alessandria d Egitto, metropoli cosmopolita dove in età ellenistica sorgevano alcuni dei più importanti centri di aggregazione e propagazione culturale, come il Museo e la famosa Biblioteca, con questo aggettivo si de nisce una particolare fase della letteratura greca, che si sviluppa a partire da Alessandria fra l inizio del III secolo a.C. e la ne del II secolo a.C. e promuove la diffusione di una cultura 842 erudita e raf nata e di una poesia ricercata nelle tematiche ed estremamente curata nell elaborazione formale. Ne è caposcuola Callimaco (da cui i termini callimacheo e callimachismo, pressoché equivalenti ad alessandrino e alessandrinismo), ma fra i maggiori rappresentanti vanno ricordati perlomeno anche Teocrito e Apollonio Rodio. La cultura alessandrina ha avuto un in usso fondamentale sulla letteratura latina, orientandone, n dai primissimi inizi, lo sviluppo. Allegoria Dal greco àllos, altro , e agorèuo, dire , consiste nell assegnare a un testo un signi cato nascosto e allusivo, oltre a quello letterale; si differenzia dalla metafora ( ) per il fatto che, mentre quest ultima presuppone un uso traslato di un vocabolo o di una locuzione, diverso dal signi cato usuale, sebbene sia a esso legato da rapporti di somiglianza, l allegoria presuppone l individuazione, tramite l interpretazione, di un senso traslato celato sotto quello usuale. Ne è un esempio l immagine della nave in balia delle onde cui ricorre Orazio nell ode I, 14, rappresentazione allegorica dello Stato minacciato da pericoli interni ed esterni. Allitterazione Figura di suono che consiste nella ripetizione degli stessi fonemi o degli stessi gruppi sillabici all inizio (più raramente in posizione interna) di due o più vocaboli successivi, molto frequente presso gli autori latini, in particolar modo gli arcaici. Famosissimo l esametro interamente allitterante di Ennio (Annales 109 V.2): O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti. Amebèo Dal greco amoibàios, scambievole , in poesia indica un canto composto da versi declamati alternativamente, in un botta e risposta, da due personaggi, in riferimento in particolare ai protagonisti di un carme pastorale. Per esempio, all interno della raccolta di Bucoliche di Virgilio, le eclogae dispari sono composte nella forma del canto amebèo. Anacoluto Costruzione sintattica anomala per cui si crea un interruzione nel regolare susseguirsi delle proposizioni all interno del periodo. Si ha un anacoluto, per esempio, quando un periodo è costituito da proposizioni subordinate ma manca della reggente oppure quando a una proposizione con un determinato soggetto se ne fa seguire un altra costruita sulla base di un soggetto diverso dal primo ma non esplicitamente indicato. Anadiplosi Ripetizione dell ultima parola di un verso o di una frase all inizio del verso o della frase successivi, al ne di sottolineare enfaticamente il termine e donare un effetto di concitata insistenza all enunciato. Così per esempio nella prima Catilinaria di Cicerone: Senatus haec intellegit. Consul videt. Hic tamen vivit. Vivit? Anafora Ripetizione di uno o più termini all inizio di periodi (in prosa) o versi (in poesia) successivi, come per esempio: passer mortuus est meae puellae, / passer, deliciae meae puellae (Catullo 3, 3-4). Anastrofe Inversione dell ordine abituale di due termini, che si esplicita perlopiù nella posposizione della preposizione rispetto al termine a essa collegato. molto frequente in poesia per ragioni metriche. Ve n è un esempio nel seguente verso virgiliano: [...] ruit alto a culmine Troia (Virgilio, Eneide II, 290). Anticlimax climax. Antìfrasi Procedimento retorico che consiste nell utilizzare un vocabolo di senso opposto a ciò che si intende dire; quando l antìfrasi si estende a includere un intera locuzione o espressione, si de nisce propriamente ironia ( ). In ambito più strettamente compositivo, può anche indicare il riutilizzo di precedenti letterari, ribaltati di senso. Antitesi Accostamento di parole o locuzioni di signi cato opposto, o comunque concepite come alternative. Un evidente antitesi si trova, per esempio, nell ef cace sententia senecana: Impares nascimur, pares morimur (Epistulae ad Lucilium XCI, 16). Quando a essere accostati sono due vocaboli di signi cato contrario si parla propriamente di antonimìa. Antonimìa antitesi. Antonomasia Tropo che si attua tramite la sostituzione di un nome proprio con una perifrasi o un nome comune, o viceversa, purché il collegamento logico fra i due elementi sia abbastanza evidente da permettere il riconoscimento. Così, per esempio, nel De bello Gallico di Cesare, si allude sempre alla Gallia Narbonese con il nome

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana