LE HISTORIAE

L autore Sallustio in breve durante l assedio di Numànzia da patrizi e homines novi romani: da quel momento la sua involuzione sarà inarrestabile, trasformandolo in un tiranno desideroso solo di arricchimento e di potere personale ( T12). Il personaggio a cui però vanno le simpatie dell autore è soprattutto Mario, che, grazie alla sua virtù e alla sua dirittura morale, riesce a diventare un grande politico, pur provenendo da umili origini, e a opporsi all arroganza aristocratica ( T14). Tuttavia Sallustio non può ignorare che Mario, modificando la composizione dell esercito con l introduzione dei capite censi (ovvero i proletari che, non possedendo nulla, venivano censiti per testa , erano cioè registrati per la loro stessa persona e non per il censo p. 293), aveva dato inizio al fenomeno degli eserciti personali, i quali finivano per sottostare, di fatto, agli ordini del singolo comandante e non dello Stato, con la conseguenza di ingenti danni per la repubblica. lo stesso Sallustio a sottolineare più volte come, in Mario, alla virtù si accompagni l ambizione: «si lasciava guidare dall ambizione e dalla collera, pessime consigliere; e non risparmiava detto o atto che potesse apparire superbo (capitolo 64, trad. P. Frassinetti). I discorsi Grande importanza riveste, nell opera, il discorso pronunciato da Mario: insieme a quello del tribuno Memmio, esso espone gli ideali dei populares in opposizione a quelli degli aristocratici. Da homo novus, Mario dichiara che la vera aristocrazia è quella della virtus: non è la nascita a determinare il diritto di accedere alle più alte cariche pubbliche, ma sono le capacità personali. Mario si richiama agli antichi valori e al mos maiorum, che hanno fatto la grandezza di Roma: gli stessi valori che in tempi remoti hanno permesso ai capostipiti delle grandi famiglie aristocratiche di emergere. All inettitudine dei nobiles a lui contemporanei, Mario oppone le proprie capacità acquisite sul campo: l ignavia ( fiacchezza ) aristocratica è posta a contrasto con i facta (le azioni compiute ) del generale e con la sua virtù costantemente provata in guerra. Da qui un progetto rivoluzionario, che postula una maggiore partecipazione al potere dell élite italica, al fine di rinnovare una classe politica corrotta e vile, che ha messo da parte l interesse pubblico per concentrarsi unicamente sul proprio tornaconto personale. Emblematico è il discorso di Mario, portavoce degli ideali dei populares, convinti che la vera nobiltà debba basarsi sulla virtus e sui facta, più che sulle origini. „ LE HISTORIAE Il ritorno all annalistica L ultima e maggiore opera sallustiana viene composta probabilmente dal 39 al 35 a.C., anno della morte dello storico. Dopo le due monografie Sallustio ritorna al genere praticato dai suoi predecessori, quello della narrazione annalistica, seguendo gli avvenimenti anno per anno a partire dal 78 a.C. La data di partenza è scelta sulla base di una consuetudine della storiografia romana: riprendere il racconto dal momento in cui si era interrotta la narrazione di uno storico precedente. Per Sallustio questo storico è Lucio Cornelio Sisenna (ca 118-67 a.C.), che in ventitré libri aveva tracciato la storia di Roma dalla guerra sociale (91 a.C.) alla morte di Silla. Con le Historiae I frammenti pervenuti e il loro contenuto L opera avrà una grandissima influenza sulla storiografia successiva e verrà letta e conosciuta almeno fino al V secolo. A noi restano soltanto dei frammenti: quelli più estesi comprendono quattro discorsi (le orazioni di Marco Emilio Lepido e Lucio Marcio Filippo in Senato, l orazione di Gaio Aurelio Cotta, T15, e il discorso alla plebe di Licinio Macro) e due lettere, una di Pompeo e una di Mitridate ( T16); in quest ultima vengono espresse le lamentele dei popoli sottomessi a Roma e la convinzione che i Romani agiscano solo per sete di ricchezze e di potere. In quest opera il pessimismo sallustiano appare ancor più evidente: a differenza di Delle Historiae restano (39-35 a.C.), Sallustio abbandona il genere monografico e sceglie un impostazione annalistica, per raccontare i fatti dal 78 a.C. solo frammenti: emergono un forte pessimismo e l idea di una Roma corrotta da interessi personali e scontri tra fazioni (tranne che in presenza di un nemico comune). 779

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana