Tua vivit imago - volume 1

Thomas Couture, I Romani della decadenza, 1847. Parigi, Musée d Orsay. Il racconto storico di Sallustio lega moralismo e pessimismo. declino e disgregazione. Di volta in volta accolto o ri utato, questo modello interpretativo è rimasto, in ogni caso, un imprescindibile punto di riferimento per tutte le future narrazioni delle vicende della Roma repubblicana, nonché per tutti coloro che hanno interpretato la storia europea moderna sulla scorta del paradigma della Roma antica. In un certo senso paradossale è anche la figura di Sallustio stesso, il quale, se nelle sue opere si scaglia contro l avidità e la brama di ricchezze che, insieme all ambizione, sarebbero state all origine della corruzione dei tempi, nella sua vita compie, di fatto, delle scelte che possono apparire in contraddizione con simili idee. Dopo aver accumulato, forse in modo illecito, cospicue ricchezze nel corso di una rapida e tumultuosa carriera politica, l autore decide di vivere nel lusso: acquista, tra le altre cose, la villa a Tivoli appartenuta a Cesare e adorna la sua residenza, nel cuore di Roma, con i famosi Horti Sallustiani, considerati i giardini più grandi e ricchi di tutto il mondo romano. Questa apparente ipocrisia ha fruttato a Sallustio, già ai suoi tempi e poi nei secoli successivi, violente critiche, accuse e vere e proprie invettive, che lo hanno reso una delle gure più controverse della cultura romana. Moralismo e pessimismo L interpretazione che Sallustio dà degli avvenimenti storici è dominata da due fondamentali atteggiamenti intellettuali, tra loro strettamente connessi: il moralismo, per cui gli eventi che accadono sono visti come conseguenza di presupposti etico-morali, nella società così come nei singoli individui; e il pessimismo, per cui la storia di Roma è vista come un processo di progressivo Uno specchio per le crisi del presente Nelle sue due monogra e sulla guerra giugurtina e sulla congiura di Catilina Sallustio ha affrontato il grande tema della crisi dello Stato romano, dovuta, a suo avviso, al venir meno della coesione interna prodotta dalla presenza di un nemico esterno (Cartagine, che era stata de nitivamente scon tta e distrutta nel 146 a.C.): il timore del nemico (metus hostilis), secondo Sallustio, renderebbe compatta ed ef ciente una comunità politica. Tale paradigma interpretativo si può applicare, pur con tutti i necessari distinguo, anche alle grandi questioni geopolitiche contemporanee: è opinione diffusa che durante i lunghi decenni della guerra fredda (1947-1991), per esempio, sia stato proprio il timore del blocco sovietico a tenere unito l Occidente e a garantire la stabilità interna ai singoli Stati del fronte democratico. In anni più vicini a noi, anche la contrapposizione tra civiltà occidentale e civiltà islamica è stata spesso utilizzata, all interno di ciascuno dei due fronti , come fattore di coesione politica e sociale. Allo stesso modo, nello scontro tra populares e optimates, che trova la sua espressione più estrema nel progetto sovversivo di Catilina, è possibile scorgere il prototipo non soltanto di tutti i successivi con itti che hanno visto fronteggiarsi conservatori e progressisti tra alterne rivoluzioni e restaurazioni, ma anche della più recente e radicale contrapposizione tra popolo ed élite , riproduzione quasi perfetta dell antitesi latina. Ancora oggi il resoconto sallustiano di quei drammatici eventi costituisce, di conseguenza, un confronto ineludibile per qualsiasi analisi o discussione su questo tema. 771

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Età arcaica e repubblicana