T3 - «L’oratore è innanzitutto un uomo onesto»

PERCORSI TEMATICI T3 «L oratore è innanzitutto un uomo onesto Quintiliano Institutio oratoria II, 16, 1-17 Il retore Marco Fabio Quintiliano (ca 35/40-95 d.C.), autore di un trattato in dodici libri sulla «formazione dell oratore (Institutio oratoria), affronta nel secondo libro la questione dell utilità della retorica, rispondendo alle accuse di coloro che la considerano uno strumento di ingiustizia, usata per sostenere «il falso contro il vero . Secondo Quintiliano, questo è vero se si considera scopo della retorica la persuasione; se invece lo scopo viene identi cato, più correttamente, con il parlare bene , allora ne consegue che il bravo oratore non potrà che essere un uomo onesto: un vir bonus dicendi peritus, secondo un modello che da Catone giunge, attraverso Cicerone, no a Quintiliano. Come quest ultimo dirà ancor più esplicitamente nell ultimo libro, infatti, «se nessun uomo è malvagio se non è anche stolto, come dicono non soltanto i saggi, ma come pensa anche la gente comune, è certo che uno stolto non diventerà mai un oratore (XII, 1, 4), e quindi «se non è un uomo perbene, non potrà nemmeno diventare un oratore (XII, 1, 3). 5 10 15 20 25 Segue la questione se la retorica sia utile. Alcuni infatti sono soliti attaccarla con veemenza e cosa ignobile per inveire contro l oratoria ne usano le forze: sostengono che l eloquenza è quella che strappa i colpevoli alle pene, che con il suo inganno a volte vengono condannati gli onesti, le decisioni vengono cambiate in peggio, vengono sollevate non soltanto sedizioni e sommosse di popolo, ma anche guerre implacabili, e che a essa si ricorra soprattutto quando sostiene il falso contro il vero. [ ] Ma secondo questo criterio non saranno utili né i comandanti, né i magistrati, né la medicina, e neppure la filosofia. [...] A questo punto disprezziamo i cibi: spesso sono stati causa di malattie; non entriamo mai nelle case: a volte crollano addosso a chi le abita; non si fabbrichi la spada destinata al soldato: potrebbe essere la stessa arma che usa il delinquente! Chi non sa che il fuoco e l acqua, senza cui non c è vita, e per non limitarmi alle cose terrene il sole e la luna (i corpi celesti più importanti) talvolta provocano dei danni? Si negherà forse che il celebre Appio Cieco interruppe con la forza della parola l indegna trattativa di pace con Pirro?1 O non ottenne il favore popolare la divina eloquenza di Marco Tullio Cicerone anche quando diretta contro le leggi agrarie e non inferse un duro colpo all arroganza di Catilina e non meritò in tempo di pace il pubblico ringraziamento agli dei, il massimo onore concesso ai generali vittoriosi in guerra?2 Non è un discorso a rinfrancare molte volte dalla paura gli animi atterriti dei soldati e a persuadere chi affronta i numerosi pericoli della battaglia che la lode vale più della vita? Né gli Spartani né gli Ateniesi potrebbero impressionarmi più del popolo romano, presso il quale gli oratori godettero sempre di altissima considerazione. Penso che di sicuro i fondatori di città non altrimenti sarebbero riusciti a far mettere insieme fino a formare dei popoli quella moltitudine sparsa di persone se non facendo leva sulla saggezza dei discorsi; e i 1. Appio Cieco Pirro?: agli esempi negativi elencati in precedenza ne seguono ora alcuni positivi: il primo è l intervento con cui nel 280 a.C. Appio Claudio Cieco impedì che Roma accettasse 686 l accordo di pace proposto da Pirro, re dell Epiro ( p. 64). 2. Marco Tullio Cicerone guerra?: p. 538.

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana