L’ORATORIA A ROMA

I GENERI un ideale etico: una concezione, questa, destinata a enorme fortuna nella cultura latina e in gran parte del Medioevo. Dal punto di vista stilistico, la sua prosa si caratterizza per le doti di equilibrio e armonia, che l hanno resa un modello per gli oratori di ogni epoca. Demostene (384-322 a.C.), il massimo rappresentante del genere deliberativo, dedica quasi per intero la sua attività politica e oratoria a sostenere la necessità di un unione dei Greci contro le mire espansionistiche di Filippo II e poi Alessandro di Macedonia, in particolare con la celebre serie delle Filippiche. Di lui abbiamo 61 orazioni, 56 proemi alle orazioni e sei lettere (anche nel suo caso, una parte della produzione è di dubbia autenticità). Lo stile di Demostene, considerato nell antichità il più grande oratore greco, è più libero rispetto a quello di Isocrate, si distanzia nettamente dalla lingua della conversazioni quotidiana, abbonda di vocaboli rari ed elevati e complessi giri di frase senza sacri care mai, però, la chiarezza e si caratterizza, in generale, per le doti di veemenza e concisione. L ORATORIA A ROMA L ORATORIA IN ET REPUBBLICANA Anche a Roma l oratoria comparve, almeno secondo le fonti, sin dal principio della storia della città: particolarmente celebre è l apologo delle membra, messo da Livio (Ab Urbe condita II, 12) in bocca a Menenio Agrippa Lanato, durante la secessione della plebe nel 494 a.C.: l oratore paragonò i rapporti tra le classi sociali a quelle tra le diverse parti del corpo umano, per sostenere che il Senato e il popolo nella discordia muoiono, nella concordia sono in salute. Tutta la storia arcaica e primo-repubblicana di Roma è segnata da grandi discorsi, che leggiamo in quelle che sono sicuramente ricostruzioni posteriori, ma che almeno in alcuni casi furono di certo pronunciati: per esempio il discorso che nel 280 a.C. pronunciò Appio Claudio Cieco ( p. 63) in Senato, per dissuadere i Romani dal siglare un accordo di pace con Pirro, re dell Epiro; o i vari discorsi, giuntici in frammenti, di Marco Porcio Catone (ca 235- 149 a.C., p. 105). La grande stagione dell oratoria si ha nel I secolo a.C. I nomi più rilevanti sono quelli di Quinto Ortensio rtalo (114-50 a.C.), fautore dello stile asiano (uno stile oratorio barocco , ricco di gure e dalla complessa elaborazione formale); e Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C., p. 541), che incarna invece lo stile rodiese, una sorta di via di mezzo tra l asianesimo e lo stile atticista (che, riconoscendo come suo modello Lisia, mirava invece a una semplicità di stile esemplare). Cicerone non è solo il più proli co e ammirato oratore del mondo romano; egli è anche il primo a proporre una sistemazione della storia dell oratoria: il Brutus, risalente al 46 a.C., rappresenta un vero e proprio documento di storia della letteratura retorica, permettendo ai moderni lettori di ricavare informazioni su autori altrimenti sconosciuti. L ORATORIA IN ET IMPERIALE Ritratto di Demostene, copia romana del II secolo d.C. della statua bronzea dello scultore greco Pòlyeuctos (allievo di Lisippo) del III secolo a.C., collezione Ludovisi. Roma, Museo Nazionale Romano a palazzo Altemps. 676 Con la ne della libera Repubblica e l avvio del principato, mutò radicalmente anche l uso della retorica: mancava ormai la convulsa lotta politica, per cui gli esponenti politici non erano più chiamati a perorare, nelle varie sedi, le proprie idee. Oramai l oratoria ripiegava sui discorsi giuridici e dimostrativi, pur non mancando il genere deliberativo, ora rivolto però al solo principe. All età avia (69-96 d.C.) risale il più importante retore romano a noi noto: lo spagnolo Marco Fabio

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana