3. Emanuele Narducci • Il mondo dell’utile

BRANI CRITICI 3. Emanuele Narducci Il mondo dell utile Sulla stretta interdipendenza tra honestum e utile dimostrata da Cicerone nel terzo libro del De of ciis ti presentiamo le considerazioni di uno tra i massimi interpreti delle sue opere, Emanuele Narducci, il quale sottolinea come l opposizione tra i due concetti attuata dagli impro bi miri a subordinare l utile personale a quello della res publica, che invece va sempre preservato. 5 10 15 20 25 30 35 Dopo che il primo libro ha definito il quadro generale dei valori, e il secondo ha insegnato al ceto dirigente come conciliare animos hominum et ad usus suos adiungere (off. II 17), compito quasi scontato dell ultimo libro del de of ciis è mostrare la necessaria identità di honestum e utile: detto in altri termini, l opportunità che criterio dell utile sia lo stesso honestum (la volontà politico-sociale dei ceti che dell honestum si ritengono i detentori). Ciò ad evitare un inversione dei valori, la strumentalizzazione dell honestum da parte di esigenze egoisticamente utilitarie, la confusione della sapientia con la malitia. Principio cardine è che la utilità del singolo non può pretendere di sovrapporsi a quella degli universi; in caso contrario, si avrebbe la dissoluzione dello stesso consorzio umano (off. III 26). Per dirla meglio e qui Cicerone si richiama di nuovo a Panezio il vero conflitto non è fra l honestum e l utile, ma fra l honestum e ciò che «appare utile in base a una prospettiva colpevolmente distorta (off. III 34). In pratica tutti i crimini, pubblici e privati, sono visti scaturire dall errore di homines non probi i quali, in base a una dubitatio che è di per sé segno di turpitudine, contrappongono l utile all honestum (off. III 36-37). Nell ottica di Cicerone, l unica utilità ammissibile viene a essere quella della res publica, a sua volta identificata con l incarnazione dei valori nei quali i boni si riconoscono. [ ] Le esigenze di difesa dello stato contro gli inprobi portano a una tendenziale subordinazione alla utilitas rei publicae di ogni altro valore e interesse; d altra parte, la stessa utilitas rei publicae ha la necessità di presentarsi come honestas: di fondarsi sui valori etici per non apparire come brutale cinismo del potere. Deve perciò ostentare, nei confronti dell honestum, una deferenza che può talora significare anche reale sottomissione [ ]. I pericoli più gravi per la convivenza degli uomini nascono, agli occhi di Cicerone, da un idea di utilitas che non sa subordinarsi alla honestas. Perseguire il proprio commodum a detrimento degli altri è cosa contraria alle leggi della natura e della società. Il modello negativo dell uomo unicamente proteso al conseguimento del proprio utile si costituisce a partire dai tratti parzialmente deformati di figure reali. Il terzo libro del de of ciis dà così largo spazio a un dibattito sull etica mercantile, che serve a mostrare come dal mondo dei commerci promani una malitia insidiosa e pericolosa, pronta ad ogni simulazione e ad ogni menzogna pur di accrescere il profitto. Nella vita politica, i populares e i loro seguaci stanno a rappresentare da un lato le forze che aspirano a violare la iustitia sottraendo i beni ai legittimi proprietari (ricordiamo l interpretazione ciceroniana delle leggi agrarie), dall altro la disposizione alla frode e alla simulatio, il disinvolto venir meno alla des (l esempio di Mario in off. III 79). Si comprende l attacco frontale che Cicerone conduce contro l epicureismo in off. II 117 sgg.: in una morale che sembra subordinare ogni azione a un egoistico calcolo dell utile e del piacere, egli vede un attentato alla iustitia e in generale alle virtù sociative. (E. Narducci, Una morale per la classe dirigente, in M.T. Cicerone, I doveri, Fabbri Editori, Milano 2007) 667

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana