PLUS - Il lutto per i figli secondo Seneca

L autore Cicerone Il lutto per i figli secondo Seneca Dalle parole che Cicerone scrive ad Attico, sappiamo che quest ultimo aveva esortato l amico a risollevarsi dalla sua profonda afflizione ; era infatti normale, allora come oggi, consolare chi avesse subìto la perdita di un familiare o di un amico, ed esisteva a questo scopo un vero e proprio genere letterario, quello delle consolationes. La volontà di risollevare l animo afflitto di un amico poteva diventare, a volte, un vero e proprio rimprovero, come nel caso della lettera inviata dal filosofo Seneca (4 a.C.-65 d.C.) all amico Marullo, che aveva appena perso un figlio ancora piccino: Ti aspetti parole di conforto? Non riceverai, invece, che rimproveri. Tu, che non sai sopportare la morte di un figlio, che faresti se perdessi un amico? Ti è morto un figlio di incerte speranze, un bimbo in tenera età: solo pochi anni sono andati perduti. L uomo cerca sempre motivi di afflizione e ingiustamente si lagna della fortuna, come se essa non dovesse fornirgli materia per ben più legittimi lamenti. Ma, per Giove, credevo che tu avessi l animo abbastanza forte contro mali reali, e a maggior ragione contro queste ombre di mali, per cui ci si lagna obbedendo alla consuetudine. ri e, soprattutto, con l adesione di Seneca alla filosofia stoica, che identificava la saggezza e la felicità con l assenza di passioni; dall altro, tuttavia, c è da tener conto anche della diversa età dei due defunti: Tullia era una donna matura, mentre il figlio di Marullo era ancora piccolo. Per quanto ciò possa risultare sorprendente alla nostra sensibilità moderna, per la quale la morte di un bambino è la tragedia più grande, per un Romano le cose erano molto diverse: l elevatissimo tasso di mortalità infantile (si stima che circa il 40% dei neonati morisse entro il primo anno di vita) scoraggiava, infatti, un eccessivo attaccamento ai bambini più piccoli; è anche così che si spiega la sconcertante severità delle parole di Seneca. (Epistulae ad Lucilium 99, 2-3) L imperturbabilità, ai limiti dell insensibilità, alla quale invita Seneca contrasta fortemente con il dolore espresso da Cicerone: da un lato, questa differenza si può spiegare con la diversa personalità dei due auto- Busto in marmo di Seneca, scultura anonima del XVII secolo. Madrid, Museo del Prado. Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. In che modo Cicerone cerca di reagire al grande dolore causatogli dalla perdita di Tullia? Sono efficaci i suoi tentativi? 2. Che cosa vuole esprimere Cicerone con le parole non enim iam in me idem esse poteris. Perierunt illa quae amabas (rr. 12-13)? ANALISI 3. Quale costruzione sintattica riconosci in idque faciens interdum mihi peccare videor, interdum peccaturus esse nisi faciam (rr. 8-9)? Che cosa mette in evidenza il passo? 4. La lettera è caratterizzata da alcuni elementi tipici della lingua colloquiale, quotidiana, diversa dalla ricercata prosa ciceroniana. Rintracciane alcuni esempi nel testo. 661

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana