T31 LAT - Dopo le Idi di marzo

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI ! repetita iuvant LO STILE EPISTOLARE Nella scrittura delle lettere i Romani seguono regole formali piuttosto precise e abbastanza rigide, che ci sono state tramandate dal ricco epistolario di Cicerone. La lettera solitamente comincia con il nome del mittente in nominativo seguito da quello del destinatario in dativo e dalla formula s.d. (= salutem dicit, saluta ) oppure s.p.d. (= salutem plurimam dicit, saluta molto cordialmente ). Possono seguire formule di augurio: s.v.b. (= si vales bene est, se stai bene, sono contento ) oppure s.v.b.e.v. (= si vales, bene est; ego valeo, se stai bene, sono contento; io sto bene ). A seguire vi è poi il corpo della lettera: spesso il mittente si mette nelle condizioni di chi riceverà la lettera dopo un certo tempo e allora i tempi delle proposizioni slittano tutti al passato (graviore etiam sum dolore affectus, r. 2), secondo la seguente corrispondenza: presente imperfetto, se esprime azione abituale o progressiva presente perfetto, se esprime azione puntuale tutti i passati piuccheperfetto futuro perifrastica attiva + imperfetto del verbo essere (eccetto i verbi, come possum, che hanno in sé l idea di futuro: questi vengono trattati come presenti) T31 Restano ai loro tempi assoluti i verbi che esprimono azioni perduranti nel tempo, come quelle che esternano sentimenti (per esempio te diligo, ti amo ). Anche gli avverbi di tempo (e talvolta quelli di luogo) cambiano nel modo seguente: hodie, oggi eo die, quel giorno heri, ieri pridie, il giorno prima cras, domani postridie, il giorno dopo nunc, ora tunc, allora (ma questo cambiamento avviene raramente) La lettera può in ne concludersi con l espressione vale ( sta bene , addio , a presto ), con la formula D. (= data [est epistula tabellario], cioè [la lettera è stata] consegnata [al corriere] ) seguita dalla località da cui era stata inviata espressa in locativo o ablativo e dal giorno di consegna. Svolgi&Veri ca Esercizi interattivi 1. Inquadra il QrCode: individua nel breve testo proposto, tratto dalle epistole di Cicerone, gli elementi tipici dello stile epistolare. Dopo le Idi di marzo tratto da Ad Atticum XV, 4, 1-2 LATINO In soggiorno ad Arpino Cicerone scrive ad Attico una lettera, nella prima parte della quale, che qui presentiamo, parla dei piani di Antonio per ottenere l af damento della Gallia Cisalpina e si esprime sull inutilità del cesaricidio. ! repetita iuvant p. 658 5 Cicero Attico sal. 1. IX Kal. h. VIII fere a Q. Fufio venit tabellarius. Nescio quid ab eo litterularum, uti me sibi restituerem; sane insulse, ut solet, nisi forte, quae non ames, omnia videntur insulse fieri. Rescripsi ita ut te probaturum exist mo. Idem mihi duas a te epistulas reddidit, unam XI, alteram X. Ad recentiorem prius et leviorem. laudo; 1. IX Kal gratia per ci IX Kal. h. VIII: sciogli: IX Kalendis hora VIII, il 24 maggio, verso l ora ottava . Nescio litterularum: non so che letterina [mi sia stata mandata] da quello . Litterularum è genitivo partitivo retto da quid, oggetto di un sottinteso mihi missum est. L espressione quid litterularum assume un valore spregiativo ( lettera 656 meschina ), in quanto sembra riferirsi alla richiesta di Quinto Fu o Caleno, tribuno della plebe nel 61 a.C. e nemico di Cicerone, che lo giudicava dalla levatura spirituale molto poco af dabile (impulsu levissimus, Ad Atticum I, 14, 1). uti restituerem: af nché io facessi pace con lui. Se restituere alicui signi ca ritornare amico di qualcu- no . sane insulse: è sottinteso is egit ( egli ha agito in modo assolutamente sciocco ). ames: è un tu impersonale. omnia videntur fieri: costruzione personale del nominativo con l in nito. Rescripsi exist mo: ho risposto così come credo che approverai . Nota l ellissi dell in nito esse, tipica della lingua parlata. Idem: cioè

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana