Tua vivit imago - volume 1

L autore Cicerone 30 35 40 45 zitutto ai tuoi è stata fatta la promessa che avresti trattato ciascuno secondo i suoi meriti; e fino ad ora Orfeo ha fatto il suo dovere, ma oltre a lui proprio nessuno. La situazione degli altri servi è questa: se il mio patrimonio andasse perduto, sarebbero miei liberti, posto che riuscissero ad ottenerlo; se invece continuassero ad appartenermi, rimarrebbero servi, tranne pochissimi. Ma questo è il meno. 5. Tu mi esorti a stare di buon animo e a mantenere la speranza di recuperare la salvezza: mi auguro che la situazione sia tale che possiamo aver ragione di sperare. E ora, povero me, quando riceverò una tua lettera? Chi me la porterà? L avrei aspettata a Brindisi, se i marinai me l avessero consentito, ma non hanno voluto lasciar passare il vento favorevole. Per il resto, tienti su, cara Terenzia, nel modo più onorevole possibile. Io ho vissuto, ho raggiunto grandi traguardi; ad abbattermi non è stata la mia manchevolezza, ma la mia virtù. Non ho commesso alcuna colpa, se non quella di non aver perduto la mia vita insieme con gli onori. Ma se il fatto che io continuassi a vivere era meglio per i nostri figli, allora sopportiamo quel che rimane, anche se è insopportabile. Eppure io, che voglio dare forza a te, non posso darla a me stesso. 6. [ ] Cerca, per quanto puoi, di star bene di salute e pensa che sono turbato dalla tua infelicità assai più che dalla mia. Mia cara Terenzia, la più fedele e la migliore delle mogli, e mia carissima figliola e Cicerone, mia residua speranza, state bene. Brindisi, 29 aprile (trad. R. Tabacco) Analisi del testo I sentimenti e le preoccupazioni di un padre e di un marito Rispondendo a una lettera in cui la moglie evidentemente lamentava di ricevere troppo di rado lettere dal marito, Cicerone si scusa spiegando di non riuscire a scrivere molto a causa del turbamento e di aver persino pensato al suicidio quale alternativa all esilio. L uomo manifesta il proprio affetto per la moglie, alla quale rivolge parole intensamente patetiche e romantiche, per la glia Tullia e per il piccolo Marco (indicato familiarmente con il cognomen Cicerone), che vorrebbe stringere tra le sue braccia. L accenno alla possibilità che Terenzia possa partire per raggiungere il marito probabilmente risponde a un offerta fatta dalla stessa donna (rr. 12-17). Da padre di famiglia, il suo timore è quello di non poter perfezionare il contratto matrimoniale di Tullia a causa della con sca dei beni; raccomanda quindi alla moglie di provvedere a versare l intera dote al genero Gaio Calpurnio Pisone Frugi, così che la reputazione della glia non sia intaccata (rr. 17-20). Inoltre, tra i problemi che la famiglia si trova ad affrontare vi è quello degli schiavi, che, facendo parte del patrimonio, rientravano nella con sca dei beni (rr. 25-30). Terenzia dispone di un ingente patrimonio personale, con il quale affronta la situazione economica del marito e le spese necessarie. I suoi schiavi saranno trattati secondo i meriti di ciascuno, mentre a quelli di Cicerone viene promesso un affrancamento (manumissio) cautelativo e informale. Lo stile epistolare Nonostante la sincerità che la alimenta, la lettera rivela la padronanza dei mezzi espressivi tipica dello stile ciceroniano: la studiata 649

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Età arcaica e repubblicana