T22 LAT ITA - Elogio della filosofia

L autore Cicerone tutte cose che rivelano mancanza di costanza . Le indicazioni di Cicerone, già fatte proprie nel IV secolo a.C. da sant Ambrogio (De of ciis ministrorum I, 74), sono riproposte da Della Casa, per il quale l uomo ben educato deve controllare i propri istinti in pubblico, non mostrare nessun turbamento, rifuggire ogni sconvenienza: «Non dee l uomo nobile correre per via né troppo affrettarsi, ché ciò conviene a palafreniere e non a gentiluomo, senza che l uomo s affanna e suda e ansa; le quali cose sono disdicevoli a così fatte persone. Né perciò si dee andare sì lento né sì contegnoso come femmina o come sposa; ed in camminando troppo dimenarsi disconviene (Galateo, cap. 28). Dei precetti sul modo di camminare risente anche Alberti: «Non fie senza biasimo in un omo civile vederlo continuo frettoloso, quasi come tratto da molte faccende. L animo grande e generoso piglia faccende simili a sé, non vili e abiette, ma rare e preclare; e queste di sua natura non possono essere molte. E chi non apprese varie occupazioni, non li bisogna molto agitarsi, né molto essere frettoloso e precipitoso, massime nelle cose prima constituite da sé e diffinite con buon ordine e assegnata deliberazione. E a questa solo sarà curioso a quale e sia dedicato, cioè a farsi per sua virtù beato in sé e presso agli altri famoso e immortale (De iciarchia II). T22 Elogio della filosofia tratto da Tusculanae disputationes V, 5-6 LATINO ITALIANO Il 46 a.C. è un annus horribilis per Cicerone: all esclusione dalla vita politica si aggiungono il divorzio da Terenzia e, all inizio dell anno successivo, la morte di Tullia. Solo e sconfortato, prima chiede ospitalità ad Attico, poi si immerge nella solitudine nella sua villa di Astura. In una lettera ad Attico (XII, 15) il 9 marzo del 45 a.C. scrive: «Eccetto te, niente mi è più gradito della solitudine. Quando sono fasciato da essa, ogni mia conversazione si snoda con i libri. Quel mio conversare, tuttavia, lo interrompe il pianto al quale oppongo resistenza no a quando posso . Cicerone cerca conforto nei libri e in particolare nella loso a e in un biennio scrive i Paradoxa Stoicorum, la Consolatio, l Hortensius, gli Academica, il De nibus bonorum et malorum e le Tusculanae disputationes. Nel quinto libro delle Tusculanae, prima di tratteggiare brevemente l evoluzione del pensiero antico no a Socrate, l oratore tesse un elogio della loso a, mettendone in risalto il suo aspetto pratico di datrice di felicità e la sua funzione politico-sociale. 5. Sed et huius culpae et ceterorum vitiorum peccatorumque nostrorum omnis a philosoph a petenda correctio est. Cuius in sinum cum a primis temporibus aetatis nostra voluntas studiumque nos compulisset, his gravissimis casibus in eundem portum, ex quo eramus egressi, magna iactati tempestate confug mus. 5. Ma per emendare questa colpa e tutti gli altri nostri vizi e peccati bisogna rivolgersi alla filosofia. Fin dalla prima gioventù io mi son gettato fra le sue braccia per deliberato proposito e per naturale inclinazione; ora, in questa gravissima situazione, sbattuto da gran tempesta, mi son rifugiato nel medesimo porto da cui ero uscito. 5. Sed et anteponendus huius culpae: il riferimento è alla paura dei mali futuri. Cuius in sinum: cuius è nesso relativo: e nel suo grembo [della loso a] . cum compulisset: proposizione causale, con doppio soggetto, nostra voluntas e studium, e nos complemento oggetto. Nostra e nos sono plurali maiestatici. eramus egressi: indicativo piuccheperfetto del verbo egredior. magna... tempestate: complemento di causa ef ciente dipendente dal participio congiun- to iactati. confug mus: come per eramus egressi, il soggetto è Cicerone stesso (pluralis maiestatis). Costruisci: his gravissimis casibus, iactati magna tempestate, confug mus in eundem portum ex quo eramus egressi. 631

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana