Tua vivit imago - volume 1

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 20 25 re in hac nostra actione secundum vocem vultus valet; 223. is autem oculis gubernatur. Atque in eis omnibus, quae sunt actionis, inest quaedam vis a natura data; qua re etiam hac imperiti, hac vulgus, hac denique barbari maxime commoventur: verba enim neminem movent nisi eum, qui eiusdem linguae societate coniunctus est sententiaeque saepe acutae non acutorum hominum sensus praetervo lant: actio, quae prae se motum animi fert, omnis movet; isdem enim omnium animi motibus concitantur et eos isdem notis et in aliis agnoscunt et in se ipsi indicant. dell animo, così come al cavallo e al leone ha dato la criniera, la coda e le orecchie. Dunque in questa nostra actio l espressione del viso è la cosa più importante dopo la voce: 223. ed essa dipende dagli occhi. In tutti gli elementi dell actio vi è una certa forza che proviene dalla natura; questo è il motivo per cui questa produce il suo effetto più intenso sugli ignoranti, sulla folla, e persino sui barbari. Le parole infatti influenzano solo chi ha in comune con l oratore la lingua; e le idee brillanti spesso oltrepassano la comprensione di chi non è brillante; invece l actio, che manifesta l emozione dell animo, influenza tutti, perché le emozioni sono uguali per tutti, e si riconoscono negli altri in base agli stessi segni con cui si manifestano in ognuno di noi. (trad. M. Martina) secundum vocem: la preposizione con l accusativo in una successione ha signi cato di dopo, dietro . 223. is autem indicant actionis: genitivo di pertinenza. sensus praetervo lant: oltrepassano la capacità di pensare , sfuggono all attenzione dell ascoltatore non abbastanza ne. prae se fert: lett. porta davanti a sé . omnis: accusativo plurale arcaico (= omnes). eos indicant: costruisci: eos (= animi motus) agnoscunt et in aliis isdem notis et in se ipsi indicant. Eos è oggetto sia di agnoscunt che di indicant; la comparazione è ottenuta tramite isdem e il secondo et. Analisi del testo L actio L actio, il cui possesso è tra i requisiti del perfetto oratore, è la performance oratoria, che si articola in due parti, la voce e il movimento del corpo (cfr. Orator 55). Il motus corporis a sua volta consiste nel regolare l espressione del volto e la gestualità. Cicerone af da la trattazione dell actio a Crasso, l ideale protagonista del De oratore, il quale, dopo aver trattato i toni della voce (parr. 215-216) e i moti dell animo (parr. 217-219), passa a parlare del gesto e dell espressione del volto (all importanza della voce, alle sue diverse modulazioni e in essioni sono dedicati i parr. 224-227 del terzo libro). Il paragone tra l oratore e l attore Cicerone ritrova delle analogie tra le pur diverse attività dell oratore e dell attore: entrambi infatti af dano la comunicazione all espressione del volto, alla postura del corpo e alla vocalità. A questo paragone Crasso ricorre già in I, 156, dove consiglia di scegliere accuratamente i modelli da 612 imitare e spiega che l osservazione attenta non solo degli oratori ma anche degli attori aiuta a evitare gli errori e a correggere i difetti. In I, 251 Roscio viene proposto quale modello per il gestus e la venustas ( la grazia ), tuttavia Crasso sconsiglia di imitare l actio degli attori: nemo suaserit studiosis dicendi adulescentibus in gestu discendo histrionum more elaborare («nessuno consiglierà ai giovani che studiano con passione l oratoria di mettere l impegno di un attore nello studio del gestire , trad. M. Martina). Cicerone distingue l actio teatrale da quella forense. L attore è un semplice imitatore della verità (De oratore III, 214), perché imita le passioni altrui, mentre l oratore è un actor veritatis, un attore della verità , perché esprime le proprie passioni. Tale distinzione tra i due tipi di professioni si ri ette anche in una diversa realizzazione del gestus: l attore dà risalto alle semplici parole (verba expr mens, r. 1) e mima (demonstratione, r. 2), l oratore invece non sceneggia la singola parola ma mira al pensiero nella sua interezza (universam rem

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Età arcaica e repubblicana