Tua vivit imago - volume 1

L autore Cicerone 5 10 servire, ea summa miseria est summo dedeco re coniuncta. Quod si iam quod di omen avertant! fatum extremum rei publicae venit, quod gladiatores nobiles faciunt, ut honeste decumbant, faciamus nos principes orbis terrarum gentiumque omnium, ut cum dignitate potius cadamus quam cum ignominia serviamus. 36. Nihil est detestabilius dedeco re, nihil foedius servitute. Ad decus et ad libertatem nati sumus; aut haec teneamus aut cum dignitate moriamur. grande sciagura, accompagnata dal più grande disonore. Se ormai per la repubblica è giunto l ultimo giorno gli dèi stornino questo presagio! , ciò che fanno i famosi gladiatori, cioè soccombere onorevolmente, facciamolo noi, i capi del mondo e di tutti i popoli, cioè cadere con dignità anziché servire con ignominia. 36. Nulla è più detestabile del disonore, nulla più ignobile della schiavitù. Noi siamo nati per l onore e per la libertà: conserviamo questi beni oppure moriamo con dignità. (trad. E.R. D Amanti) (impuris, impud cis) e dal poliptoto* (summa summo). Quod si: quod a inizio di periodo può essere in connessione con si (come in questo caso), ut, cum o etsi. Si tratta di un avverbializzazione del nesso relativo. quod: nesso relativo. avertant: congiuntivo desiderativo. fatum extremum: Cicerone ha quasi il presentimento che la vittoria di Antonio, che l inattività del Senato faciliterebbe, sia destinata a decretare la ne della repubblica. rei publicae: è un dativo di svantaggio. ut decumbant: come le successive ut cadamus serviamus, è una proposizione completiva esplicativa. faciamus: crea un omeoteleuto con i successivi congiuntivi esortativi cadamus e serviamus. 36. Nihil moriamur Nihil servitute: nota il parallelismo secondo cui a nihil seguono il comparativo e l ablativo del secondo termine di paragone. L anafora di nihil sottolinea l orrore di quanto è contrario alla libertà repubblicana. Ad decus et ad libertatem: i complementi di ne richiamano per antitesi* i precedenti dedeco re e servitute. teneamus moriamur: congiuntivi esortativi. Analisi del testo L appello di Cicerone ai senatori Comprendendo che si pro la all orizzonte una nuova guerra civile, nel passo precedente a quello riportato l oratore spiega ai senatori che è giunto il momento di servirsi dell aiuto di Ottaviano, di Decimo Bruto e dei nuovi consoli. L invito a non abbandonare l occasione propizia offerta dagli dèi e ad appro ttare della presenza di Ottaviano a Roma e di Bruto in Gallia è un vero incitamento allo scontro. Le deliberazioni del Senato unito e concorde potranno porre ne una volta per tutte alla paura delle stragi che a Roma potrebbe seminare Antonio al suo ritorno da vincitore. Se infatti Antonio tenesse in pugno la città, sarebbero eliminati i suoi nemici e i rimanenti cittadini diventerebbero schiavi; se invece potesse disporre della Gallia, la sciagura sarebbe solo posticipata. Se quindi i Romani uniranno le forze contro il nemico, la vittoria sarà assicurata e «il ricordo della servitù renderà più piacevole la libertà (III, 36). Da parte sua, Cicerone assicura di proseguire nella sua lotta decisiva in difesa della repubblica e della libertà: «Non lascerò passare, senatori, un solo istante del giorno e della notte senza preoccuparmi di ciò di cui ci si deve preoccupare per la libertà del popolo romano e per la vostra dignità (III, 33). Il modello dei gladiatori Al Senato, che si trova a essere protagonista della difesa dello Stato, l ora- tore propone come modello di honestas e dign tas il modo in cui i famosi gladiatori affrontano la morte (rr. 6-7). Nella lotta per la conservazione della libertà e per la difesa della Repubblica i senatori, e in generale i Romani, dovranno attuare una sorta di codice gladiatorio, mostrare cioè coraggio e perseveranza ed essere disposti ad affrontare anche la morte. La difesa della libertas L urgenza di combattere con l anima e con le armi è messa in risalto dal concetto della libertas quale caratteristica del cittadino romano: chi nasce per l onore e la libertà non può sottostare a una crudele e vergognosa schiavitù. La stretta connessione tra libertas e populus Romanus caratterizza lo spirito propagandistico della lotta politica contro Antonio, come Cicerone scriverà nella sesta Filippica: «la libertà è la caratteristica distintiva del popolo romano (VI, 19). L esortazione alla difesa della libertas è valorizzata dal richiamo al decus e alla dign tas (rr. 9-10) e, per antitesi, dal lessico del disonore (dominationem ignominiosam etiam et agitiosam ferendam, rr. 2-3; summo dedeco re, r. 5; Nihil est detestabilius dedeco re, nihil foedius servitute, r. 9). Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 589

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Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana