LA VECCHIAIA E L’AMICIZIA

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI in breve la concezione stoica della divinità e della provvidenza e celebra la natura e la posizione predominante dell uomo all interno del creato. Nel terzo libro Aurelio Cotta, basandosi su posizioni scettico-accademiche, confuta con lucide argomentazioni le tesi dei suoi interlocutori, ridicolizzando le teorie approssimative e l antropomorfismo epicurei e analizzando il provvidenzialismo stoico. Cicerone mostra di propendere per la dottrina stoica di Balbo. Nel De divinatione Il De divinatione Scritto nei primi mesi del 44 a.C., il De divinatione ( La divinazione ) è Cicerone critica un dialogo in due libri fra Cicerone e il fratello Quinto, sostenitore della dottrina degli stoila fede nelle pratiche ci e difensore della divinazione. Cicerone critica razionalisticamente l armamentario delle divinatorie, ma al tempo pratiche divinatorie (consultazione di oracoli, interpretazione del volo degli uccelli, decifrastesso considera i riti e le cerimonie degli zione di prodigi, portenti, segni celesti, sogni), convinto che a determinare tutti i fenomeni antenati un importante siano cause naturali. instrumentum regni Tuttavia, nonostante come filosofo stigmatizzi con toni lucreziani la divinazione, perché da salvaguardare. inquina la religio, il sentimento religioso, e porta alla superstitio, tuttavia come uomo politico riconosce che essa è un instrumentum regni e che è doveroso difendere le istituzioni degli antenati, mantenendo i riti e le cerimonie (De divinatione II, 148). Il De fato è un dialogo Il De fato Nel 44 a.C. Cicerone conclude anche il De fato ( Il fato ) un breve trattato, muin cui Cicerone critica tilo della parte introduttiva e di quella conclusiva, oltre che guastato da alcune lacune, forse la teoria del fatalismo dedicato a Irzio, uno degli interlocutori, già luogotenente di Cesare fin dal 54 a.C., console e sostiene, invece, che designato nel 44 a.C. e autore dell ottavo libro del De bello Gallico ( p. 696). Il dialogo è l agire dell uomo sia soggetto al libero arbitrio. ambientato nel Puteolanum, cioè nella villa di Cicerone a Pozzuoli, nel maggio del 44 a.C., dopo le Idi di marzo. Cicerone rigetta la concezione del fatalismo stoico, secondo cui la libertà dell uomo è condizionata dalla Necess tas e dal Fatum e predilige la teoria accademica del libero arbitrio: l uomo afferma la propria libertà attraverso la volontà. Composta all indomani delle Idi di marzo, l operetta potrebbe rappresentare il tentativo di Cicerone di spronare i boni viri alla difesa e alla ricostruzione della res publica. L articolazione del De fato parte dai princìpi di Crisippo, il terzo scolarca della Stoà, autore di un trattato in due libri, oggi perduto, intitolato Perì eimarmènes ( Sul destino ), dove la realtà viene concepita come il frutto di una concatenazione di cause eterne; Cicerone però, grazie soprattutto al contributo del neoaccademico Carneade, mira a rettificare la linea di pensiero di Crisippo, che pregiudicava il libero arbitrio nell uomo. „ LA VECCHIAIA E L AMICIZIA Nel 44 a.C. Cicerone si dedica alla stesura di due piccoli dialoghi morali, cioè di argomento etico particolare, il Cato Maior de senectute e il Laelius de amicitia. All inizio del 44 a.C. Il Cato Maior de senectute Il Cato Maior de senectute ( Catone Maggiore ovvero la vecCicerone compone chiaia ) risale ai primi mesi del 44 a.C. ed è dedicato all amico Attico. Il breve dialogo è il Cato Maior de ambientato nel 150 a.C. e ha come protagonista l ottantaquattrenne Catone, il quale vuole senectute, dialogo smentire le quattro accuse mosse alla vecchiaia: di distogliere dalla vita attiva, di indebolire in cui viene elogiata la vecchiaia. il corpo, di privare di ogni piacere, di essere vicina alla morte. Dietro la figura idealizzata di Catone il Censore, attivo nella vecchiaia in ambito politico e letterario e libero dalle passioni, si scorge un intento politico dell opera, con la quale l autore mira a polemizzare contro l ala oltranzista della fazione cesariana, gli iuvenes e gli adulescentuli della cerchia antoniana che lo criticano di essere incapace di adattarsi al nuovo contesto socio-politico determinatosi dopo la guerra civile. Cicerone dimostra di poter ancora partecipare alla vita politica attiva. 560

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana