I GRANDI DIALOGHI MORALI

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI in breve I Paradoxa stoicorum Il primo trattato filosofico di Cicerone, i Paradoxa Stoicorum ( I paradossi degli stoici ), è della primavera del 46 a.C. ed è dedicato a Marco Giunio Bruto, il futuro cesaricida. In esso si espongono sette tesi degli stoici che risultano paradossali, cioè in contrasto con la communis opinio, perché presentano il saggio stoico felice nonostante sia colpito da sventure. La Consolatio Nel 45 a.C. Cicerone compone la Consolatio ( Consolazione ) per la morte di Tullia, quasi totalmente perduta. L operetta (forse in origine una lettera che l Arpinate indirizzava a sé stesso) passava in rassegna «i più gravi casi di morte dei personaggi più famosi di Roma (De divinatione II, 22). L Hortensius L Hortensius ( Ortensio ) era un protrettico, cioè un esortazione alla filosofia, e aveva il suo modello nel Protrettico di Aristotele; il suo stato attuale è frammentario. Si propongono due tesi opposte: Ortensio rtalo crede che per conseguire la virtù sia utile lo studio della retorica; Cicerone invece vede nella filosofia il mezzo per ottenere non solo la virtù ma anche la felicità. Sant Agostino (Confessioni 3, 7) affermerà di essersi acceso d amore per la filosofia proprio grazie alla lettura dell Hortensius. Negli Academica Gli Academica La composizione degli Academica ( Libri accademici ) avviene tra il marzo Cicerone espone e il luglio del 45 a.C. La prima stesura (Academica priora) consisteva di due dialoghi, che dal il problema della nome dei protagonisti si intitolavano Catu lus e Lucullus; rimane solo il secondo. La seconda conoscenza e illustra l atteggiamento redazione (Academica posteriora) constava di quattro libri e gli interlocutori erano Varrone e probabilistico. Attico; rimane, in forma incompleta, solo una parte del primo libro. Affrontando il proble- ma della conoscenza, Cicerone presenta la posizione probabilistica del filosofo accademico Antioco di Ascalona e dello scettico Filone di Larissa, secondo i quali il vero e il falso non si distinguono con assoluta certezza e al vero ci si accosta basandosi su ciò che razionalmente sembra degno di approvazione e verosimile. Conclusa la seconda redazione dell opera, Cicerone non nasconde ad Attico (XIII, 13, 1) la propria soddisfazione per averla migliorata e resa più limpida e concisa: «A meno che non mi tragga in inganno l amor proprio ognora presente, è fuor di dubbio che quei libri sono riusciti così bene che non esiste, nel corrispondente genere letterario, nulla di simile neppure presso i Greci (trad. C. Di Spigno). „ I GRANDI DIALOGHI MORALI Durante la pausa politica forzata Cicerone si occupa di filosofia morale, producendo scritti di argomento etico generale. Nel De nibus Il De nibus bonorum et malorum Composto tra marzo e giugno del 45 a.C. e dedicato Cicerone si esprime, a Bruto, il trattato De nibus bonorum et malorum ( I termini del bene e del male ) consta di in tre dialoghi, cinque libri nei quali si presentano tre conversazioni, ambientate in tempi e luoghi diversi, su virtù e felicità. Dopo aver confutato sul problema del sommo bene e del sommo male e sul raggiungimento della felicità. la tesi epicurea Nei primi due libri Manlio Torquato espone la dottrina epicurea secondo cui il bene e quella stoica, supremo consiste nella voluptas ( piacere ) e il sommo male nel dolore; viene confutato da Cicerone espone Cicerone, il quale dimostra l incoerenza degli epicurei e critica un tipo di filosofia che non ha le tesi accademiche e peripatetiche: il proprio ideale nella virtù. Nel terzo libro Catone l Uticense espone la dottrina stoica, per la la virtù è unione quale la vita secondo natura e ragione è il sommo bene, il vizio è il sommo male; il rigorismo di beni spirituali stoico viene criticato da Cicerone nel quarto libro. Nel quinto libro si espongono le dote beni del corpo. 558

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana