Tua vivit imago - volume 1

L autore Cicerone in breve condi sono sostanzialmente demagoghi, fautori del disordine e della sedizione. Il precedente appello alla concordia ordinum ( p. 544) si trasforma ora nella ricerca del consensus omnium bonorum, cioè di tutti quei cittadini interessati alla tutela delle strutture repubblicane e alla creazione di un potere alternativo a quello dei triumviri. L estensione del concetto di bonitas mira alla rigenerazione delle élite e al coinvolgimento di tutte le forze politiche esistenti. La Pro Caelio Il 4 aprile del 56 a.C. viene pronunciata la Pro Caelio, considerata uno dei capolavori ciceroniani. Si tratta della difesa di Marco Celio Rufo, suo amico e allievo, accusato, tra le altre cose, di un grave crimine di violenza politica (de vi). In tribunale interviene come testimone Clodia, sorella di Publio Pulcro Clodio e moglie di Quinto Cecilio Metello (è la Lesbia di Catullo p. 365), la quale accusa Celio di averla derubata di oro e denaro e di aver tentato di farla avvelenare. L assoluzione dell imputato dipende principalmente dalla strategia difensiva attuata da Cicerone: le imputazioni maggiori vengono smontate e confuse con altre di secondaria importanza, così da risultare più facilmente confutabili; inoltre con un abile mossa il processo contro Celio viene trasformato in un processo contro Clodia, ridicolizzata come un amante rifiutata e dipinta come emblema della corruzione degli antichi valori di Roma e come un autentica meretrice. Di particolare effetto sono gli studiati aspetti teatrali dell orazione, per esempio la prosopopea di Appio Claudio Cieco, nella quale Clodia viene violentemente attaccata dal rigido avo per la propria immoralità ( T9). In un alternanza di toni seri e giocosi Cicerone formula l ideale di un educazione lontana dal rigore arcaico e adeguata a una società agiata e mostra un apertura politica verso quei giovani che per inesperienza, capriccio o esuberanza hanno seguito strade poco virtuose ( T7). Nel difendere l amico La Pro Milone Nel 53 a.C. Tito Annio Milone, violento capofila degli ottimati, pone la candidatura al consolato per l anno seguente, ma Clodio lo contrasta. La lotta elettorale degenera in una sanguinosa guerra tra bande nella quale è impossibile convocare i comizi: nel 52 a.C. non vengono quindi eletti i consoli e sono rinviate le elezioni al consolato. Quando il 18 gennaio le bande di Clodio e di Milone si incontrano per caso sulla via Appia all altezza di Boville, Clodio rimane ferito e viene trasportato in una locanda, dove le bande di Milone lo raggiungono e lo uccidono. L esposizione del cadavere di Clodio provoca la reazione dei suoi seguaci: la città è sconvolta dai tumulti. Con un provvedimento eccezionale Pompeo è nominato consul sine collega e l ordine viene ristabilito. Milone viene accusato di omicidio premeditato da Marco Antonio e Appio Claudio Pulcro, fratello di Clodio; il processo si svolge dal 4 all 8 aprile. Cicerone assume la difesa dell uccisore ( T8) ma l arringa, come racconta Plutarco (Vita di Cicerone 35), è una clamorosa sconfitta forense. L oratore infatti sceglie la tesi della legittima difesa dell imputato, ma l eccessivo clamore e i tumulti provocati dai clodiani (per impedire i quali Pompeo circonda il foro con truppe fin dal secondo giorno del processo) provocano un suo cedimento nervoso, che gli impedisce di difendere efficacemente il suo assistito. Milone viene condannato e va in esilio a Marsiglia. Dell orazione originale rimangono solo frammenti: a questa evidentemente allude Quintiliano (Institutio oratoria 4, 3, 17) definendola oratiuncula; quella a noi pervenuta rappresenta una rielaborazione successiva ed è considerata un capolavoro dell oratoria politica di Cicerone. l orazione in difesa Celio Rufo, Cicerone ha l occasione per dipingere un quadro della società romana e per formulare un nuovo modello di educazione, che riporti i giovani sulla strada della virtus ma senza l eccessivo rigore arcaico. di Milone a seguito dell uccisione di Clodio. Quella giunta a noi è una rielaborazione, mentre il discorso pronunciato in tribunale si conclude con un insuccesso e con la condanna di Milone. Ritratto di Pompeo Magno. 547

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Età arcaica e repubblicana